Cerca

Andrea Maglio – Berlino prima del muro. La ricostruzione negli anni 1945-1961 – 2003

Andrea Maglio
Benevento, Hevelius, pp. 186, euro 16,00

Anno di pubblicazione: 2003

Il volume illustra il dibattito urbanistico e architettonico sulla ricostruzione di Berlino dopo la Seconda Guerra mondiale, dalla fase di confronto tra le contrapposte, ma ancora dialoganti, prospettive nell’immediato dopoguerra alla divaricazione dei destini delle due parti della città dopo la compiuta separazione politica.
Nella parte occidentale, il gruppo di architetti che si mette alla guida della ricostruzione dopo la caduta del nazismo si pone in continuità di ispirazione, e in qualche caso biografica, con il movimento weimariano del Neues Bauen, stemperandone tuttavia la rigidità dogmatica e rivalutando alcuni elementi dell’architettura tradizionale. Questa riconciliazione con la tradizione avveniva nel quadro del superamento dell’opposizione moderno/democratico, tradizionale/nazionalsocialista riconosciuta dallo stesso Gropius che giocò un ruolo importante nell’orientare le scelte di politica urbanistica dell’amministrazione alleata.
La contrapposizione di modelli che si viene profilando nella seconda metà degli anni ’40 e che si irrigidisce nel decennio successivo, per essere sottoposta alle prime critiche, in entrambi i campi, soltanto negli anni ’60, vede la parte occidentale fautrice di una città articolata, organica e diradata, nella quale gioca una funzione centrale la separazione del traffico veicolare dallo spazio abitato secondo le esigenze dettate dalla Autogerechte Stadt (città a misura di automobile); mentre all’est il modernismo weimariano e i principi del CIAM vengono rifiutati in favore di una sintesi di nazionalismo, monumentalismo e realismo socialista che rigetta ogni dissoluzione individualistica della città, affermando il suo carattere collettivo e rappresentativo. I principi urbanistici che ispirano la ricostruzione di Berlino est vengono fissati nei sedici punti dell’urbanistica socialista (inseriti nell’appendice documentaria del volume) pubblicati nel 1950 e frutto di un diretto confronto con le direttive di Mosca apprese durante un viaggio di studio che coinvolge l’intera classe dirigente architettonico-urbanistica della Germania est.
La pianificazione su larga scala che diventa un principio formale e organizzativo dell’urbanistica comunista trova il suo campo di prova principale nella costruzione della Stalinallee, la grande arteria monumentale che da Alexanderplatz penetra nel quartiere di Friedrichshain, attorno alla quale vengono costruiti i primi complessi residenziali socialisti capaci di ospitare ottomila persone, un’edilizia compatta e sviluppata verticalmente che ritroveremo poi nei più tardi quartieri periferici.
A Berlino ovest le operazioni più significative sulle quali gravita il dibattito architettonico e urbanistico sono quelle della ricostruzione dell’area dello Zoo, che diventerà il nuovo centro, e soprattutto il concorso per lo Hansaviertel, la localizzazione del quale, a margine del parco e del fiume, offre un’interessante occasione per sperimentare l’idea di Stadtlandschaft, il paesaggio urbano disegnato attraverso un confronto con il luogo e non dipendente dai rigidi schemi propri della progettazione dei regimi dittatoriali (con un riferimento polemico tanto a Speer che ai coevi sviluppi di Berlino est).

Paolo Capuzzo