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Andrea Panaccione – Il 1956. Una svolta nella storia del secolo – 2006

Andrea Panaccione
Milano, Unicopli, 162 pp., euro 11,00

Anno di pubblicazione: 2006

Più che un manuale o una sintesi storiografica, è possibile leggere e utilizzare questo lavoro come uno strumento di lavoro, sul modello dei readers accademici di matrice anglosassone, destinato agli specialisti della materia ma particolarmente utile per gli studenti che si trovino ad affrontare un esame di Storia contemporanea o dell’Europa orientale. L’autore offre nel saggio introduttivo (pp. 9-39) un’introduzione alle molteplici crisi che caratterizzarono il 1956, anno spartiacque nella storia del ‘900 non soltanto in conseguenza dell’evento più eclatante e denso di implicazioni successive, la rivolta ungherese e, in più in generale, l’evoluzione dei rapporti fra l’Unione Sovietica e i propri satelliti nel periodo successivo alla morte di Stalin, ma anche nella stabilizzazione dei rapporti Est-Ovest con il congelamento degli equilibri post-bellici e la reciproca accettazione delle sfere d’influenza. In linea con un’interpretazione oggi largamente condivisa, l’autore individua nel 1956 non soltanto un momento centrale del secolo trascorso, ma anche il definitivo tramonto del mito dell’URSS, nonostante la disillusione e il riflusso ideologico che seguirono il soffocamento della rivolta ungherese non autorizzino a tracciare una linea retta, un filo di continuità che leghi il 1956 al crollo del comunismo mondiale nel 1989 (pp. 35-36). Uno spazio adeguato viene infine riservato all’impatto che le vicende polacche ed ungheresi ebbero sugli equilibri politici italiani e sul movimento socialista internazionale. L’introduzione è seguita da un’utile e aggiornata bibliografia (pp. 41-48) e da un’appendice documentaria, che abbraccia di fatto quasi due terzi del volume e ricostruisce il quadro fattuale e le principali interpretazioni storiografiche del 1956 sulla base di numerosi documenti e saggi critici tradotti dagli originali in lingua russa ed inglese. Apprezzabile inoltre la scelta di un arco cronologico decisamente ampio, che spazia dalle reazioni sovietiche e internazionali alla morte di Stalin fino alle «politiche della memoria» elaborate o tramandatesi spontaneamente in Europa occidentale (e soprattutto dal 1989 nei paesi dell’ex blocco sovietico) per celebrare un anno straordinario, la cui memoria, polarizzata, ferita, negata, non ha mai smesso di esercitare una propria attualità. Condivisibile infine la molteplicità delle fonti e degli approcci offerti (documenti d’archivio, estratti dalla stampa coeva, saggi di analisi e volumi di sintesi apparsi nei decenni successivi). Qualche perplessità suscita al contrario l’economia interna dell’ampio materiale presentato nella sezione Testi e documenti. Anche per i fini di supporto didattico che l’opera evidentemente si propone, sarebbe stato forse più opportuno separare con maggiore nettezza la ricostruzione fattuale (la cronologia degli eventi come la conosciamo attraverso la «rivoluzione degli archivi») dal dibattito politico, storico e civile sul 1956.

Stefano Bottoni