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Andrea Panaccione – Socialisti europei. Tra guerre, fascismi e altre catastrofi (1912-1946) – 2000

Andrea Panaccione
Franco Angeli, Milano

Anno di pubblicazione: 2000

Se il baricentro della raccolta di studi di Andrea Panaccione sono i socialisti europei (e in particolare gli esponenti dell’ala sinistra), le pietre angolari per calcolarne la cifra sono – come segnala il titolo – le guerre, i fascismi e le “altre catastrofi”; intendendo con quest’ultima locuzione la “storia della rivoluzione russa e dell’Unione sovietica”, le cui vicende, precisa l’autore a scanso di equivoci, non sono comunque assimilabili “alla alternativa rappresentata dai fascismi” (p. 8). Lungi dal porsi in una prospettiva comparativa, il libro è frutto della rielaborazione di alcuni saggi già apparsi in volumi e riviste. Ne emerge un puzzle interessante e per certi versi inedito del socialismo europeo: una storia delle idee e dei percorsi politici di uomini e correnti della galassia socialdemocratica attraverso l’analisi del loro atteggiamento verso la guerra, i fascismi e la Russia rivoluzionaria e post-rivoluzionaria in primo luogo e, di rimando, verso la democrazia, l’antifascismo e l’assetto politico dell’Europa. Questioni intrecciate tra loro, a volte impreviste, centrali e dirimenti nella storia del movimento operaio della prima metà del Novecento, gravide di implicazioni sul piano tattico e, di conseguenza, generatrici di un caleidoscopio di analisi, posizioni e scelte di campo divergenti quando non antagonistiche.
L’impossibilità di ricondurre a un modello interpretativo e rappresentativo unitario la storia dei socialismi europei viene correttamente posta in evidenza. Partendo dal congresso internazionale di Basilea del 1912, l’autore mette a fuoco le principali idee-spartiacque di quell’arcipelago d’intenti al cui interno risiedono uomini della sinistra socialista quali l’austromarxista Bauer e il menscevico Dan (con posizioni talvolta affini a quelle di Trockij) e marxisti ortodossi (coerentemente antibolscevichi) del calibro di Kautsky. Ma accanto alla storia dei molti protagonisti e delle loro idee, vi sono anche – e questo è un ulteriore elemento di pregio – le storie di molti comprimari rimasti, almeno nel panorama storiografico italiano, fino ad oggi in ombra.
Accanto alla vasta letteratura – italiana e non – esistente in materia e oltre alla pubblicistica coeva (giornali, riviste, bollettini), le fonti utilizzate per la ricostruzione delle vicende e delle posizioni politiche studiate sono numerose (atti e documenti istituzionali, verbali, lettere private) e provengono da differenti fondi archivistici tra i quali quelli conservati presso l’Iisg di Amsterdam, il Centro russo per la conservazione e per lo studio dei documenti della storia contemporanea di Mosca e l’Institute for jewish research di New York. Esente dal rischio della frammentarietà – non infrequente in opere di tale fattura – il volume del direttore scientifico della Fondazione Brodolini è un contributo assai interessante, adoperabile sia come valido manuale di orientamento per la storia del socialismo europeo tra le due guerre, sia come efficace strumento di approfondimento delle questioni precipuamente analizzate.

Eros Francescangeli