Cerca

I linguaggi della politica contemporanea. La sfida della società di massa (1850-1950) – 2006

Andrea Ragusa
Manduria-Bari-Roma, Lacaita, 286 pp., euro 20,00

Anno di pubblicazione: 2006

Il volume esplora le trasformazioni della società di massa attraverso l’analisi delle forme di comunicazione politica. L’autore prende le mosse dall’analisi della comunicazione legata alla simbologia statale e militare nell’Ottocento. In questo contesto, mette in luce l’importanza di tali processi comunicativi ai fini di quelli di state-building, corredando l’analisi di numerosi esempi e ponendo l’accento in particolare sulla figura del re come elemento simbolico unificante per le comunità politiche ottocentesche. Ragusa applica a questa analisi strumenti metodologici multidisciplinari, giungendo così ad evidenziare la rilevanza del ruolo della figura del sovrano anche per il contesto italiano. Una particolare attenzione è quindi dedicata all’evoluzione dei linguaggi che accompagna la formazione della società contemporanea. Le trasformazioni della comunicazione in questo ambito si intrecciarono strettamente con l’emergere di nuovi movimenti sociali che per la loro stessa composizione dovevano utilizzare specifiche forme di comunicazione simbolica: la bandiera, il simbolo, l’inno. L’uso di ritualità e simbologie politiche assunse un rilievo crescente all’interno dei movimenti socialisti che l’autore analizza riservando particolare attenzione al caso italiano, ma senza perdere di vista il contesto europeo. Si può dire che il volume confermi ancora una volta l’importanza che i processi di comunicazione rivestirono per i nascenti movimenti di massa. L’avvento della guerra accrebbe l’importanza della comunicazione e contemporaneamente introdusse nuovi linguaggi e ne esasperò i toni. Così la violenza non fu solo quella fisica messa in atto negli scontri di piazza, ma si espresse nelle stesse forme del linguaggio contribuendo ad inasprire il conflitto politico. Il fascismo utilizzò questi linguaggi per la presa del potere e la costruzione della dittatura, attribuendo un ruolo fondamentale alla figura del capo che al momento della caduta divenne anche l’oggetto più diretto di esecrazione. Il dopoguerra appare segnato nell’analisi di Ragusa dal confronto Est-Ovest e da quello tra le culture politiche democristiana e comunista, ma anche dall’impatto della società dei consumi che progressivamente indusse nei linguaggi di quelle culture politiche trasformazioni profonde. In questo contesto, l’autore sottolinea la differenza rispetto ad altri paesi europei e il peso giocato dall’eredità simbolica del comunismo nell’Italia postbellica. Senza entrare nel dettaglio delle singole analisi e dei numerosi temi trattati, si può concludere che il libro offre una panoramica di lungo periodo fondata su un ampio lavoro di scavo della letteratura italiana e straniera, proponendo al lettore un’interpretazione utile per approfondire la complessa tematica dell’evoluzione dei linguaggi politici.

Stefano Cavazza