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Andrea Ricciardi – Leo Valiani. Gli anni della formazione. Tra socialismo, comunismo e rivoluzione democratica – 2007

Andrea Ricciardi
Milano, FrancoAngeli, 313 pp., Euro 22,00

Anno di pubblicazione: 2007

L’antifascismo italiano in esilio è un campo tutt’altro che poco esplorato. Ma che sia ancora in parte un continente vergine è dimostrato dall’assenza di studi specifici su personaggi anche di primo piano. È il caso di Leo Valiani, che fino a questo studio biografico di Ricciardi si presentava sempre come una figura un po’ misteriosa. E si capisce perché. Nato a Fiume nel 1909, immerso nell’atmosfera di una Mitteleuropa politica in disfacimento, Valiani si avvicinò prima ai socialisti per poi aderire al comunismo nel 1928. All’interno del PCd’I clandestino rimase fino al 1939, quando poi passò a Giustizia e Libertà. Il volume si ferma qui, come del resto è esplicito dal titolo. Come ogni Bildung, però, anche quella di Valiani, secondo Ricciardi, darà senso e definirà buona parte della sua attività politica posteriore, nel Partito d’Azione. Tale giovinezza coincide infatti con l’adesione di Valiani all’idea rivoluzionaria che lo portò prima a trovare nel comunismo l’incarnazione di questo ideale, poi a sostituire l’idea di una rivoluzione internazionale con quella, propria di GL e del Partito d’Azione, di «rivoluzione italiana».Al di là della discussione sulla continuità tra il Valiani giovane e quello maturo (e speriamo che Ricciardi voglia continuare il percorso biografico), l’importanza del volume sta anche nella capacità di far emergere, attraverso Valiani, un mondo antifascista di grande complessità. Lo stesso comunismo di Valiani, convinto quant’altri mai, è una fede politica che si arricchisce delle sue esperienze ungheresi e che restituisce complessità al comunismo clandestino. Ricciardi mostra come Valiani fosse del tutto allineato alla cultura dei comunisti italiani (con la specificità mitteleuropea di cui si è detto); ma a noi pare invece che lo sguardo del comunista fiumano fosse più laico, più attento alla novità, maggiormente dettato dalla ricerca dell’empiria. Proprio questa curiosità fa sì che le esperienze francesi e poi quella della guerra di Spagna aprissero a Valiani uno spettro di interrogativi che invece tutto il gruppo dirigente comunista italiano non si pose, né si sarebbe posto in futuro. Valiani uscì dal PCd’I nel ’39 ma la rottura fu preparata dalla intensa frequentazione dei giellisti, in esilio in Francia, Franco Venturi e Aldo Garosci (che forse trasmisero a Valiani anche l’amore per la storia, e Valiani fu certo anche un grande storico) per sfociare poi nell’incontro con Arthur Koestler. Alla vigilia della sua fuga in Messico, nel dicembre 1941, Valiani era pronto a impegnarsi in una nuova battaglia. Anche questa, tuttavia, qualche anno dopo, si sarebbe rivelata deludente facendolo uscire dalla politica attiva.

Marco Gervasoni