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Andrea Rossi – Fascisti toscani nella Repubblica di Salò 1943-1945 – 2000

Andrea Rossi
Biblioteca Franco Serantini Edizioni, Pisa

Anno di pubblicazione: 2000

Gli studi sulla Rsi stanno conoscendo un forte rinnovamento e sviluppo negli ultimi anni. Rossi si inserisce in questo dibattito analizzando il ruolo e le ragioni della preponderante presenza di fascisti toscani nella difesa della Repubblica di Salò tra 1943 e 1945.
Ne risulta un quadro piuttosto inquietante e mosso di una mobilitazione, anche se non maggioritaria, comunque numericamente consistente e particolarmente attiva dei toscani a favore della Repubblica Sociale. Una mobilitazione che non si ferma alla difesa del territorio della Toscana dagli attacchi alleati o antifascisti, ma che si trasforma in un vero e proprio esodo, una volta spostato il fronte, di fascisti toscani e delle loro famiglie dalla regione e in un loro intervento attivo a favore della Rsi in diverse altre parti d’Italia, in particolare in Piemonte, Lombardia e Veneto. La Rsi utilizza questi fascisti nelle zone in cui “appare necessario puntellare le malferme posizioni del fascismo locale con elementi fidati” (p. 111) e riserva a questo scopo, grazie all’intervento di Pavolini, molte delle risorse organizzative ed economiche che era in grado di mettere in campo.
L’autore inoltre contribuisce, attraverso questa indagine, alla demistificazione del mito eroico del giovane combattente di Salò. Rossi sottolinea infatti la presenza di molti dei giovani squadristi del 1921 e 1922 nelle fila dei combattenti per la Repubblica sociale italiana, dimostrando così l’esistenza di due fasce di età mobilitate a favore del fascismo, i quarantenni, che di solito vengono dimenticati nella pubblicistica più recente, e i ventenni.
Lo studio di Andrea Rossi si basa principalmente su interviste a testimoni o protagonisti di eventi narrati, messi alla prova di altri documenti come i diari editi dei fascisti repubblicani, opuscoli e giornali coevi, fonti d’archivio. La ricostruzione di questo universo viene fatta attraverso un’analisi provincia per provincia, dei diversi gradi e delle diverse modalità di mobilitazione nella regione, con attenzione alle forme scelte nella lotta contro gli alleati e contro gli antifascisti, alle modalità di trasferimento delle famiglie dei fascisti e dei fascisti stessi e al loro ruolo nei combattimenti e nelle stragi compiute in altre regioni del nord Italia. La disomogeneità politica, culturale, ma anche economica e produttiva della Toscana e la forza delle dinamiche locali lasciano però qualche perplessità sulla scelta – giustificata dalla vulgata, qui sostenuta con prove, che vedeva i fascisti toscani come uno dei gruppi più efferati e attivi della Repubblica sociale italiana – di un ambito regionale come oggetto di una ricerca su questi temi.

Giulia Albanese