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Andrea Saccoman – Aristocrazia e politica nell’Italia liberale. Fortunato Marazzi militare e deputato (1851-1921) – 2000

Andrea Saccoman
Unicopli, Milano

Anno di pubblicazione: 2000

Il rinnovamento degli studi italiani di storia militare – particolarmente accelerato rispetto al recente passato nazionale ma ancora lento rispetto ad altri studi storico-militari esteri – è leggibile anche nel numero di dissertazioni di dottorato dedicate ad aspetti e momenti della storia dell’istituzione militare nazionale. Questo che qui si segnala è un eccellente esempio di come negli ultimi anni sia stato possibile studiare finalmente tematiche rilevanti sinora trascurate.
La figura del conte e generale Fortunato Marazzi compare spesso nelle opere dedicate alla politica militare dell’Italia liberale e della Grande Guerra. Già volontario italiano nella guerra franco-prussiana, dalla parte parigina, del 1870-71, Marazzi si mise presto in luce come una spiccata personalità di militare riformista, efficientista e polemista. Alla Camera sin dal 1890 in rappresentanza del collegio di Crema, vantò una lunga carriera di “militare deputato”, dove ebbe modo di farsi notare: nel 1908 fu anche sottosegretario nel gabinetto Sonnino; comandante durante la Grande Guerra, venne fatto senatore da Giolitti alla vigilia della crisi finale del sistema liberale. Ma gli incarichi politici non restituiscono a sufficienza il ruolo di Marazzi quale instancabile animatore di una campagna a favore di un esercito piccolo ma efficiente: quello che l’esercito italiano dell’Italia liberale non era, o non sembrava essere.
Tutta questa campagna ci viene ricostruita dall’attenta ricerca dell’autore, che ci introduce ad una puntuale conoscenza delle idee (e delle polemiche) di Marazzi, riportandone volta a volta ampi brani degli scritti. La ricerca ha anche un importante risvolto metodologico: l’autore, poco soddisfatto delle risultanze dell’archivio privato, ha voluto (e potuto) giovarsi, fra l’altro, delle ininterrotte corrispondenze giornalistiche inviate da Marazzi alla locale stampa cremasca: in tal senso, anzi, una parte del volume risponde perfettamente ai canoni delle monografie di storia politica-elettorale del notabilato liberale: con la specificità, però, che Marazzi era un militare. Ci viene permesso quindi di conoscere cosa un importante per quanto eterodosso alto ufficiale pensava della società, della politica e dell’esercito nei trent’anni fra crispismo, crisi di fine secolo, giolittismo e Grande Guerra.
Marazzi, che al fondo era un riformatore-conservatore, non vide mai messo in pratica il suo ideale della “Nazione armata”, cioè di un esercito snello ma efficiente, pronto però a mobilitare grandi masse di coscritti. Ma le sue idee e le sue critiche, nient’affatto antimilitariste, permettono di identificare e leggere lo sviluppo di una possibile alternativa militare che la classe dirigente politica dell’Italia liberale non volle mai ascoltare, e che le alte gerarchie sempre emarginarono.

Nicola Labanca