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Andrea Scartabellati – L’umanità inutile. La ?questione follia? in Italia tra fine Ottocento e inizio Novecento e il caso del Manicomio Provinciale di Cremona – 2001

Andrea Scartabellati
Milano, Franco Angeli, pp. 304, euro 23,24

Anno di pubblicazione: 2001

La pubblicazione di questo saggio rivela senza dubbio un rinnovato interesse verso i temi della storia sociale della psichiatria, dopo un lungo silenzio della storiografia italiana protrattosi per ben oltre un decennio. Grazie anche alla conclusione o alldi operazioni di riordino dei preziosissimi fondi archivistici di varie sedi manicomiali, sono state condotte, infatti, molte ricerche in questa direzione; ne è sicura testimonianza la presentazione alla scorsa edizione del Premio Pieroni Bortolotti, a Firenze, di ben cinque tesi sulla storia dell’internamento manicomiale, tra cui una, risultata vincitrice, sullo stabilimento femminile di Venezia di San Clemente, redatta da Adriana Salviato.
Anche in questo caso si tratta di una rielaborazione di una tesi di laurea discussa presso l’Università di Trieste, che si propone, non solo di ricostruire le origini del manicomio cremonese, ma anche di ripercorrere criticamente le interpretazioni più accreditate che hanno caratterizzato la lunga stagione di studi conclusasi agli inizi degli anni ottanta; interpretazioni fondate su una lettura del tutto riduzionista dell’intera vicenda manicomiale nazionale, presentata essenzialmente in termini di controllo sociale da parte delle classi dominanti e di risposta alle conseguenze sociali imposte dalla diffusione dei modelli di produzione di tipo capitalistico.
Il volume si colloca, comunque, all’interno del più tradizionale filone istituzionale: l’autore non trascura di riassumere gli indirizzi generali della psichiatria italiana, correttamente collocati all’interno del più ampio dibattito internazionale, riprende le diverse posizioni espresse dagli psichiatri italiani circa l’assetto generale e l’organizzazione dei manicomi nel momento della loro massima fioritura, non tralascia di riferire sul ben noto vuoto legislativo, colmato solo con la legge n. 36 del 14 febbraio 1904. Analogamente, del caso di studio prescelto, si ricostruisce in modo analitico il profilo istituzionale, le scelte degli amministratori locali nella costruzione del manicomio provinciale di Cremona, completato ed inaugurato nel giugno del 1890 e collocato, come d’abitudine, alla periferia della città secondo il modello detto di manicomio-villaggio, ossia organizzato in padiglioni distinti per specifiche classi di psicopatologie.
Nel complesso emerge un contributo che senza dubbio dimostra un’ottima padronanza della bibliografia e del dibattito sia teorico, sia storiografico, sviluppatosi attorno al processo di medicalizzazione della follia, ma che avrebbe potuto meglio illuminare la specifica esperienza sociale cremonese e la realtà dei soggetti internati, nonché meglio mettere a frutto la copiosa collezione di cartelle cliniche consultate, magari abbandonando conclusioni un po’ generiche ed obsolete, come quella secondo cui nella società industriale, basata sui valori della produttività, non vi è posto per il malato di mente.

Vinzia Fiorino