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Andrea Scartabellati – Prometeo inquieto. Trieste 1855-1937. L’economia, la povertà e la modernità oltre l’immagine della città della letteratura – 2006

Andrea Scartabellati
Roma, Aracne, 306 pp., euro 19,00

Anno di pubblicazione: 2006

Dai tavolini di marmo del Caffè San Marco, in attesa di rispondere all’ennesima intervista su Trieste, un annoiato Claudio Magris scrutava ? nei Microcosmi ? la varia umanità che popolava il luogo: capitani di lungo corso, scacchisti assorti, silenziosi lettori di giornale e turisti a caccia di cimeli delle piccole e grandi glorie letterarie, un tempo assidue in quelle sale. Il libro di Andrea Scartabellati ci conduce alla scoperta dell’altra faccia della città, quella della miseria e delle disuguaglianze, sbirciata da una prospettiva differente rispetto al San Marco, non contaminata da topoi letterari e lontana dalle suggestioni mitteleuropee che spesso finiscono per avvinghiarla. L’autore, collaboratore del periodico «DEP. Deportate, esuli, profughe. Rivista telematica di studi sulla memoria femminile», si era già segnalato per delle ricerche sulla storia della follia e per un saggio sulle correlazioni tra psichiatria e alienazione durante la Grande guerra. Prometeo inquieto prende le mosse dalla rielaborazione della sua tesi di dottorato e conferma la sensibilità accentuata dello storico di Crema verso i meccanismi di inclusione/esclusione di gruppi marginali nelle strutture d’ordine sociale e intellettuale. Il volume si propone di recuperare la «quotidianità storica dei poveri» (p. 9), analizzando le ripercussioni della globalizzazione asimmetrica in un tessuto economico dinamico come quello della società triestina, in un arco temporale ampio e mostrando il divario tra indigenza ufficiale e indigenza percepita e le risposte assistenziali somministrate dall’élite urbana. Appare evidente che il metodo di analisi seguito risente non poco delle influenze archeologiche di Foucault e dell’impostazione teorica di Wallerstein: «le forze innescate dalle rapide trasformazioni del complesso economico locale ? il Prometeo liberato all’interno dell’interdipendenza concorrenziale dell’economia-mondo ? giocano la parte preponderante» (p. 11). Filo conduttore della ricerca è la disanima delle carte dell’Istituto Generale dei Poveri ? fondato nel 1819 e divenuto poi Istituto Triestino per Interventi Sociali ? supportate dal consulto di atti amministrativi e di rapporti degli uffici di sanità. Il risultato ha permesso all’autore di scomporre i processi di lunga durata dell’economia e della società giuliana e indi di ricomporli in un grande affresco descrittivo-analitico che ci restituisce una «città altra, misconosciuta, della quale la stessa memoria locale sembra non sempre aver piena coscienza» (pp. 23-4). Il volume di Scartabellati si inserisce, con pieno merito, all’interno della rinnovata attenzione della storiografia italiana per gli argomenti legati alla «pietà e alla forca», per citare Geremek. Le ricerche di Piccialuti Caprioli su Roma, di Tonelli sulla Romagna e quelle di Barone e Poidomani sulle Opere Pie in Sicilia, dimostrano come da più latitudini si sia ripreso a scrutare il pauperismo ? dopo «anni di ottimistico disinteresse» (p. 1) ? nel passaggio da fenomeno medievale endemico a conseguenza nefasta del processo di accumulazione del capitale.

Giuseppe Caramma