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Andrea Villa – Ebrei in fuga. Chiesa e leggi razziali nel Basso Piemonte (1938-1945) – 2004

Andrea Villa
Brescia, Morcelliana, pp. 294, euro 23,00

Anno di pubblicazione: 2004

Ha ragione il prefatore del volume, Giorgio Vecchio, a definire il lavoro di Villa ?minuzioso, puntiglioso, pignolo?. Il racconto delle persecuzioni nell’area del Basso Piemonte dalle leggi razziali alla Shoah si snoda, infatti, attraverso una ricchissima descrizione di episodi e di temi affrontati con una solida conoscenza della bibliografia esistente e con un’analitica ricerca negli archivi locali. L’autore muove dall’assunto ? non esplicitato ma che si evidenzia con nettezza ? che solo ricostruendo un ampio quadro del contesto (a partire dalle trasformazioni che interessarono le comunità ebraiche dall’inizio del Novecento) sia possibile cogliere l’intreccio tra antisemitismo e integrazione nel tessuto civile, sociale ed economico; un intreccio che aiuta a comprendere i complessi e spesso contraddittori atteggiamenti dei diversi soggetti (dai semplici cittadini alle istituzioni politiche alla Chiesa) di fronte alle leggi razziali prima e alla persecuzione delle vite poi. Villa accumula una grande quantità di episodi che dimostrano ? sebbene non manchino nel volume vicende di segno contrario ? come nel complesso gli italiani (o perlomeno quegli italiani che vivevano nell’area del Basso Piemonte) furono sì caratterizzati da comportamenti più o meno antisemiti o indifferenti a partire dal 1938 ma che di fronte alla persecuzione delle vite mutarono sostanzialmente atteggiamento: maggiori furono gli aiuti e crescente si mostrò l’indifferenza nei confronti degli ammonimenti tedeschi e fascisti rispetto, invece, ai casi di collaborazione nella caccia agli ebrei. Credo che dopo una pur necessaria stagione polemica (nella quale, tuttavia, si è passati da una naturale bontà degli italiani al rischio di una loro trasformazione in un popolo di persecutori), sia utile ripercorrere i comportamenti concreti, tanto più del clero, del quale sappiamo ancora troppo poco.
Nondimeno, il quadro della Chiesa locale appare nel lavoro di Villa troppo confortante ? anche perché spesso costruito sulle testimonianze dei sacerdoti ? e forse poteva avere qualche ombra in più. In generale, la lettura del volume non riesce a essere del tutto convincente soprattutto perché il tema (assai interessante) che l’autore nel titolo si propone, si scioglie invece in una sorta di compilativa storia degli ebrei del Basso Piemonte dal 1938 al 1945 (sempre punteggiata comunque da carte d’archivio), senza indicare i nodi problematici e le tesi che si vogliono argomentare, a partire dalla scelta di un’area le cui ragioni non sono chiarite e che appaiono soprattutto legate al tipo di fonti privilegiate. In questo modo gran parte del libro non si occupa del ruolo e dei comportamenti della Chiesa cattolica negli anni considerati. Inoltre, risulta forte l’impressione di un tentativo di declinare sul piano locale le dinamiche che la storiografia ha definito sul piano nazionale, anziché cogliere con maggiore coraggio interpretativo le specificità dell’area considerata.

Bruno Maida