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Andreina De Clementi – Il prezzo della ricostruzione. L’emigrazione italiana nel secondo dopoguerra – 2010

Andreina De Clementi
Roma-Bari, Laterza, 216 pp., Euro 20,00

Anno di pubblicazione: 2010

A differenza del primo, ben documentato ciclo migratorio dei decenni a cavallo del ‘900, il consistente flusso di emigrazione italiana post-1945 non ha certo costituito un tema molto frequentato dalla letteratura sulle vicende economiche e sociali del II dopoguerra (già di per sé non molto abbondante). Ultimamente la tendenza pare essersi rovesciata. Al lodevole, ampio inserto in materia curato da Giorgio Bigatti per «Società e storia» (2010), si è aggiunto questo volume della De Clementi, senz’altro una della nostre maggiori esperte di emigrazione. Per i limiti temporali imposti alla consultazione archivistica, il periodo analizzato si chiude al 1956, alla fine cioè di un decennio nel quale l’emigrazione complessiva sfiorò i due milioni di individui. L’obbiettivo dell’a. non è quello di restituirci la dinamica quantitativa del fenomeno, la cui comprensione, sulla base delle numerose cifre sciolte nel testo ma non organizzate in tabelle o prospetti, non risulta del tutto agevole. Piuttosto, l’attenzione è rivolta agli aspetti sociali e istituzionali: le drammatiche condizioni di lavoro cui erano costretti i nostri emigranti (basti pensare alle ripetute tragedie minerarie susseguitesi in Belgio nei primi anni ’50), la tipologia migratoria (individuale o assistita), la geografia delle aree di provenienza e di sbocco, l’ostilità e i pregiudizi incontrati al fuori dei confini (triste retaggio del fascismo), gli ostacoli frapposti dalle autorità dei paesi di sbarco, l’articolata presenza femminile. Più che analogie, dal puntuale esame di questi comportamenti sembrano emergere evidenti differenze con le vicende della prima grande emigrazione.La tesi di fondo dell’a. è che la perdita di capitale umano fu «il prezzo» che il paese scelse di «pagare» per poter risanare la propria economia sconvolta dal conflitto; in altri termini, mediante un’acconcia politica delle rimesse già attuata dal tardo fascismo, si cercò di dar vita ad un «doppio movimento» forza lavoro-materie prime. Tale tesi si basa per altro su una visione alquanto schematica della politica economica del dopoguerra, che contrappone la «restaurazione liberista dei governi postbellici […] dediti al risanamento del bilancio statale attraverso una deflazione che creò milioni di disoccupati» (p. 8), agli obbiettivi keynesiani del pieno impiego, della sicurezza sociale e della redistribuzione del reddito perseguiti dalle classi dirigenti degli altri paesi occidentali. Alla luce degli approfondimenti avanzati dalla letteratura storico-economica a partire dai contributi contenuti nell’ormai classica antologia curata da Elena Aga Rossi (Il Piano Marshall e l’Europa, 1983), questa rappresentazione appare un po’ semplicistica e datata: oltretutto sembra in contraddizione con le politiche decisamente interventiste del governo in materia di regolamentazione dei flussi migratori, evidenziate dall’a. Ma, al di là di questi appunti sul versante economico-quantitativo, resta il valore di un lavoro innovativo che aprirà sicuramente la strada ad ulteriori riflessioni.

Pier Angelo Toninelli