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Angela Russo – «Nel desiderio delle tue care nuove». Scritture private e relazioni di genere nell’Ottocento risorgimentale – 2006

Angela Russo
Milano, FrancoAngeli, 173 pp., euro 16,00

Anno di pubblicazione: 2006

È un capitolo di storia delle relazioni familiari e dei legami d’amicizia nell’Ottocento quello scritto da Angela Russo in questo volume, che attinge principalmente al carteggio di Giuseppe Ricciardi con le figlie, le sorelle e una cerchia di amiche, intellettuali, emancipazioniste, patriote, conservato insieme a pagine di diario, saggi, opere inedite, nell’omonimo fondo presso la Biblioteca Nazionale di Napoli. Vi primeggia dunque come fonte il «documento dei sentimenti» per eccellenza: la lettera privata. Per questo democratico napoletano, ribelle con una vena di eccentricità, lo scambio epistolare infatti fu, durante gli anni trascorsi in esilio tra Francia e Svizzera dal 1836 al 1860, non solo «l’unico filo che congiunge i lontani» (p. 55), ma anche il vincolo garante della coesione familiare, il tramite di una educazione patriottica e, nella sua successiva vicenda politica, un mezzo per diffondere i principi del suo anticlericalismo e il progetto di un’emancipazione femminile da conseguire innanzitutto mediante l’istruzione. La fine e sensibile lettura delle carte fa emergere la cifra intima e confidenziale dei legami familiari ormai pienamente «sentimentalizzati» di Ricciardi con le figure femminili della sua famiglia: con le figlie, su cui la sua «mascolinità tenera» riversava un’affettività intensa e continuamente dimostrata, e con le due sorelle, tra loro assai diverse. L’una, Elisabetta, cattolica e filoborbonica, «tiranna amorosa», come egli la definiva, ed energica curatrice, in una sorta di maternage non privo di tensioni conflittuali, del suo dissestato patrimonio; l’altra, la più fragile Irene, liberale, cultrice della musica, della pittura e poetessa, amica della più celebre Giuseppina Guacci Nobile, allieva di Basilio Puoti. Sono tra le più felici del libro le pagine che trattano di questo rapporto, che si profila, intenso ed esclusivo al pari di molte amicizie femminili ottocentesche, in alcune centinaia di lettere inviate a Irene dalla Guacci, nelle quali la comunicazione tutta privata, dall’andamento spesso di scrittura diaristica, rivela la sua personalità passionale, «trasgressiva e deviante rispetto al gender» (p. 101) nel rivendicare l’indipendenza e l’autonomia femminile. Il finale del libro è dedicato alla rete delle corrispondenti che condividevano con Ricciardi le sue battaglie anticlericali ? fra cui l’iniziativa di un anticoncilio, assemblea di liberi pensatori, organizzata nel 1869 in opposizione al Concilio ecumenico vaticano ? e il suo impegno per l’introduzione del divorzio, nella lotta alla prostituzione e per una rinnovata istruzione femminile. Questa bella ricostruzione, in una prosa scorrevole, di un interno di famiglia aristocratica e delle dinamiche dell’amicizia, in particolare negli anni del nascente emancipazionismo, in cui la deferenza andava cedendo a rapporti maggiormente paritari, lascia più in ombra la dimensione della politica, facendo un poco soffrire il volume della mancanza di un contesto.

Maria Luisa Betri