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Angelo Donati e la “questione ebraica” nella Francia occupata dall’esercito italiano

Luca Fenoglio
Torino, Zamorani, 188 pp., € 28,00

Anno di pubblicazione: 2013

Dal novembre 1942 al settembre 1943 l’Italia occupò parte della Francia sud-orientale, ove si trovavano molti ebrei: locali, immigrati da tempo, rifugiati recenti. In quei dieci mesi (comprendenti il sub periodo dei «45 giorni») la loro condizione, il loro trattamento e il loro destino furono determinati dall’intreccio e dal conflitto tra i percorsi individuali, le azioni ebraiche organizzate, le politiche italiane (decise a Roma e in loco, da autorità politiche, di polizia e militari), vichysta, tedesca (quest’ultima attiva da Marsiglia, Parigi e Berlino).
Lo studio di Luca Fenoglio esamina l’operato in tale situazione dell’ebreo modenese Angelo Donati, negli anni ’30 rilevante rappresentante degli interessi economici italiani a Parigi (p. 63). L’a. motiva la sua scelta anche con la volontà di considerare la Shoah non solo come una catena di atti contro vittime costrette alla passività, ma pure come un evento che esse (almeno, alcune) cercarono di modificare con un ruolo attivo. In tale spirito egli intende analizzare le azioni di Donati e i loro effetti (p. 14).
Il primo capitolo espone la storiografia sul tema, seguendone lo sviluppo cronologico. Il secondo e il terzo narrano con progressiva minuziosità le vicende di Donati dall’arrivo a Parigi nel 1916 quale militare fino all’autunno 1942, quando risiede a Nizza. Il quarto, il quinto e il sesto sono dedicati alle vicende fino al 25 luglio, con il complesso scontrarsi di ingressi e blocchi alle frontiere, misure di arresto preliminari alla deportazione e misure di internamento in loco. I capitoli successivi concernono l’ideazione, la perorazione e la mancata accettazione del trasferimento di tutti quegli ebrei nella penisola italiana o nell’Africa settentrionale liberata; l’armistizio incombente rendeva angosciosa la situazione delle vittime, ma infine fu il suo annuncio a impedire alle inconcludenti autorità coinvolte di prendere le decisioni operative. Analizzando nelle conclusioni il ruolo di Donati in tutto ciò, Fenoglio intravede in lui l’antica figura del «ricco notabile ebreo che, nell’Europa d’ ancien régime, grazie al credito e al prestigio di cui godeva a corte, patrocinava presso il principe la causa dei suoi correligionari» (p. 162).
Il lavoro si basa su una molteplicità di fonti, reperite in vari paesi; la narrazione è scorrevole e appropriata; l’esame dell’operato di Donati è accurato e le sue testimonianze postbelliche giustamente discusse. Quindi il percorso storico-biografico è buono. Parallelamente però pesa l’assenza di una ricostruzione accurata (e autonoma rispetto alla vicenda di Donati) delle intenzioni, decisioni e operati degli attori istituzionali, specie delle autorità ministeriali e militari italiane (per esempio il documento alla n. 32 di p. 92 può essere rintracciato). E ciò avrebbe dovuto trattenere l’a. dallo sviluppare considerazioni interpretative di ordine generale. L’auspicio è che lui stesso voglia e sappia rimediare con un nuovo impegno.

Michele Sarfatti