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Angelo D’Orsi (a cura di) – La vita degli studi. Carteggio Gioele Solari-Norberto Bobbio 1931-1952 – 2000

Angelo D’Orsi (a cura di)
Franco Angeli, Milano

Anno di pubblicazione: 2000

Uno dei terreni su cui la cultura torinese di derivazione gobettiano-azionista è venuta costruendo una sua presenza egemonica nel panorama italiano degli ultimi decenni del Novecento, è quello della “memoria”, in quanto è stata a lungo capace di proporre una delineazione del proprio percorso e della propria fisionomia, che è stata sostanzialmente recepita dalla storiografia e dal giornalismo, fino a diventare canonica. Con i suoi contributi critici e documentari, D’Orsi, che pure si richiama esplicitamente a quella tradizione e ai suoi valori (pp. 9-12), ha contribuito non poco a liberare quelle vicende dalla patina agiografica che le ricopriva. Non si tratta di “ridimensionare” determinati personaggi (ché il loro valore di studiosi e di docenti è indiscusso), ma di mostrare attraverso quali percorsi, frastagliati e meno lineari di quanto si fosse spesso ritenuto, siano giunti a definire la loro posizione nel travagliato periodo fra le due guerre e nei decenni successivi. A questo scopo fornisce molti spunti il carteggio fra Solari e Bobbio, fra il docente di filosofia del diritto nell’ateneo torinese e il più caro degli allievi: si tratta di 72 lettere, 68 di Solari, solo 4 di Bobbio, che occupano il ventennio che va dalla laurea del più giovane alla morte del maestro. Il materiale è esaminato da D’Orsi da diverse angolature (le discussioni disciplinari, le strategie accademiche, i programmi editoriali, la gestione delle riviste, il costume e la socialità universitaria), ma egli ne ricava elementi preziosi per definire anche il percorso politico dei due corrispondenti (come pure di Antonicelli, Alessandro Passerin d’Entrèves, Firpo, ecc.). La documentazione conferma che entrambi compirono il loro viaggio attraverso il fascismo, senza appoggiare la sua politica, ma anche senza un’opposizione esplicita, che ponesse in qualche modo a repentaglio la loro posizione. Bobbio, fascista e gentiliano nei primi anni trenta, giungerà a un orientamento contrario al regime soltanto nel 1942-43 e anche allora non senza contraddizioni (p. 56); Solari, ancora nell’agosto del 1943, è favorevole alla continuazione della guerra a fianco dei tedeschi ed esorta l’allievo Luigi Firpo, già fervente fascista e ora richiamato alle armi, al dovere di “salvare il nostro paese dall’onta di una resa a discrezione senza combattere” (p. 57). Parabole come queste sono tutt’altro che inconsuete; rientrano anzi in una tipologia ben nota a chi, per esperienze di studio, conosce il rapporto vischioso che si venne creando, negli anni del fascismo, fra gli intellettuali che, per diversi motivi, scelsero di restare all’interno della vita sociale, accademica e culturale del paese, e il “contesto” politico: sono scene di vita ordinaria in un regime poliziesco, ma, al tempo stesso, non persecutorio per quanti di loro sapessero calibrare le loro posizioni e seguire un difficile equilibrio fra non-appoggio e non-opposizione.

Roberto Pertici