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Angelo Livi – Massoneria e fascismo – 2000

Angelo Livi
Bastogi, Foggia

Anno di pubblicazione: 2000

Il disinteresse della storiografia accademica per il ruolo svolto dalla massoneria nella società italiana del XIX e XX secolo ha radici antiche e motivazioni diverse, sulle quali in questa sede non è possibile soffermarsi. Certo è che questo importante filone di indagine, altrove coltivato da studiosi eminenti, è stato in Italia, con qualche rara e lodevole eccezione, appannaggio pressoché esclusivo di ricercatori improvvisati, dilettanti, giornalisti in cerca di rivelazioni scandalistiche. Anche il volume in questione è opera di uno storico non di professione e denuncia molti dei limiti tipici di questa pubblicistica: un confronto molto parziale e frammentario con la precedente produzione storiografica (manca per esempio il riferimento ad alcuni importanti contributi di Padulo e Cordova), la tendenza ad attribuire l’etichetta di massone a questo e a quello senza fornire precisi riscontri documentari, un impianto metodologico e interpretativo assai esile, l’incapacità di operare una chiara distinzione fra l’azione di singoli individui appartenenti alla massoneria – non necessariamente espressione di un organico disegno massonico – e l’attività ufficiale di logge, riti e obbedienze superiori.
Ciò premesso, occorre dire che il libro di Livi ha anche qualche pregio. Espone in modo lineare e ordinato le vicende del periodo che va dalla fine della prima guerra mondiale al 1925, ossia all’indomani del varo della legge antimassonica del 26 novembre che comportò di fatto lo scioglimento sia dell’obbedienza di Palazzo Giustiniani che di quella di Piazza del Gesù. Di tale periodo coglie alcuni momenti salienti: la partecipazione di esponenti della massoneria alla riunione di Piazza San Sepolcro e la loro successiva presenza all’interno della gerarchia fascista, il contributo dato alla marcia su Roma e, a fronte di questo, l’atteggiamento sostanzialmente antimassonico del fascismo, evidente già nel discorso parlamentare di Mussolini del 21 giugno 1921 e poi reso esplicito dalla delibera del Gran Consiglio del 13 febbraio 1923 che proclamava l’incompatibilità fra appartenenza al fascismo e appartenenza alla massoneria. Di questa vicenda intricata e contraddittoria sfuggono all’autore le motivazioni profonde; egli mette però a disposizione del lettore un’abbondante documentazione per lo più giornalistica che potrà rivelarsi utile per futuri e più meditati approfondimenti. Fra gli aspetti meno conosciuti sui quali egli si sofferma con più attenzione merita un cenno particolare l’epurazione nel novembre 1925 dei funzionari della Camera sospettati di appartenere alla massoneria, vicenda che viene ricostruita sulla scorta della relazione della Commissione parlamentare d’inchiesta (riprodotta per intero nelle appendici documentarie).

Fulvio Conti