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Anna Bravo – Il fotoromanzo – 2003

Anna Bravo
Bologna, Il Mulino, pp. 174, euro 12,00

Anno di pubblicazione: 2003

I precedenti studi di Anna Bravo sulla storia delle donne sono stati sicuramente importanti nella trattazione di un tema come il fotoromanzo. Nel corso del libro si avverte infatti una notevole empatia nei confronti dei fruitori ? in grande maggioranza donne ? di un prodotto spesso liquidato sprezzantemente dalla cosiddetta ?cultura alta?. In effetti, come sottolinea l’autrice, di ?nessun filone culturale o sottoculturale si è parlato tanto sapendone così poco? (p. 10) ed è per questo suo indubbio merito averne ricostruito la singolare storia, fino alle curiose rielaborazioni per finalità religiose o politiche e alla comparsa nel mondo di internet.
Il fotoromanzo nasce nel giugno del 1946 con il primo numero di «Grand Hotel» (edizioni Universo), la rivista che conquista immediatamente l’indiscusso primato del settore, nonostante la comparsa l’anno successivo di due concorrenti di successo come «Bolero Film» (Mondadori) e «Sogno» (Rizzoli). Per più di trent’anni, queste tre riviste da sole ? a cui negli anni ’60 si aggiungono quelle edite dalla Lancio ? vendono più di un milione e mezzo di copie a settimana. Il coinvolgimento di un pubblico così vasto (e ogni copia ha solitamente più lettori) indica quanto questo fenomeno non solo sia stato un importante capitolo nella storia delle comunicazioni di massa del nostro paese ma abbia costituito anche un potente strumento di alfabetizzazione nell’Italia del dopoguerra.
Un luogo comune rimesso in discussione dal volume riguarda la convinzione che i fotoromanzi siano stati espressione di un oppressivo puritanesimo che collocava la donna nella tradizionale posizione subordinata di ?angelo del focolare?. Infatti, sia la struttura stessa del genere melodrammatico che l’inatteso orientamento politico di sinistra di molti di coloro che vi lavoravano, hanno permesso al fotoromanzo di affrontare, pur se con cautela, modelli comportamentali e temi trasgressivi la cui potenziale influenza sull’immaginario dei lettori è stata a lungo incompresa dalla critica, anche se non dai registi cinematografici (basti pensare allo Sceicco bianco di Fellini): non era cosa da poco, nell’Italia perbenista che arriva ben oltre gli anni ’50, mostrare una ragazza fumare, vederla sposarsi felicemente nonostante i burrascosi trascorsi sessuali, ribellarsi all’autorità dei genitori per inseguire l’uomo amato o persino i propri talenti. Proprio lo straordinario successo dei fotoromanzi ha spinto molti dei volti più noti dello star-system cinematografico e televisivo nazionale (Mike Bongiorno, Raffella Carrà, Vittorio Gassman, Renzo Arbore e tanti altri) ad accettare di recitare nelle loro storie e, nello stesso tempo, ha permesso di costruire uno star-system autonomo così radicato da rivelare, attraverso un’inchiesta televisiva, che negli anni ’70 l’uomo più amato dalle italiane era Franco Gasparri, attore-divo della Lancio ma semisconosciuto al di fuori di quel mondo.
Nel volume viene dunque ricostruito per la prima volta l’intero percorso di un genere dalle numerose vite; e tuttavia va sottolineato che il testo privo di note, riassunte in una bibliografia finale, non permette purtroppo di comprendere e di valorizzare il notevole apporto di idee e informazioni elaborate dagli studi precedenti, a cui il volume deve molto.

Angelo Ventrone