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Anna Maria Isastia, Guido Laj – L’eredità di Nathan. Guido Laj (1880-1948) prosindaco di Roma e Gran Maestro – 2006

Anna Maria Isastia, Guido Laj
Roma, Carocci, 225 pp., euro 18,60

Anno di pubblicazione: 2006

Il volume di Anna Maria Isastia, già autrice di diversi lavori sulla storia della massoneria, e di Guido Laj, discendente ed omonimo del protagonista del libro, rappresenta un contributo innovativo per fare luce sul ruolo rivestito dall’ordine liberomuratorio nella storia politica italiana contemporanea. Infatti, ripercorrendo l’attività politica e le funzioni assunte nella storia del Gran Oriente d’Italia da Guido Laj, uno dei principali artefici della ricostituzione della massoneria dopo il fascismo, gli autori apportano nuove conoscenze sull’incidenza dalla cultura laica e democratica di matrice massonica in alcuni passaggi decisivi della storia nazionale novecentesca. A partire da questa prospettiva, la ricerca ? basata su un’accurata indagine archivistica ? si articola in cinque capitoli attraverso i quali, in un efficace montaggio alternato tra dimensione pubblica e quella privata, viene ricostruito il fitto intreccio tra impegno politico e attività massonica che caratterizza il percorso biografico di Guido Laj: l’adesione al socialriformismo e la partecipazione come volontario alla Grande guerra, l’impegno politico-amministrativo nelle giunte capitoline del travagliato primo dopoguerra, l’opposizione al fascismo dalle pagine de «Il Mondo», l’emarginazione politica e professionale durante il ventennio fascista ed infine l’attività politico-amministrativa tra il 1944 e il 1946 nelle vesti di prosindaco di Roma costituiscono le tappe principali di un profilo biografico che, fino alla caduta del fascismo, si intreccia prevalentemente con le vicende municipali romane. Tale prospettiva nell’ultimo capitolo dischiude un orizzonte di più ampio respiro allorché lo stesso Laj partecipò da protagonista alla ricostruzione del sistema politico italiano ed alle alleanze internazionali del paese, promuovendo idealità laiche e progressiste. All’interno di un panorama storiografico che negli ultimi anni si è arricchito di importanti contributi sulla massoneria, il volume di Isastia e Laj ha essenzialmente un duplice pregio: oltre a ricostruire per la prima volta la vicenda della rinascita della massoneria italiana dopo il fascismo, lo studio recupera pienamente le potenzialità del genere biografico offrendo interessanti spunti di riflessione sulla metamorfosi della classe dirigente italiana nella fase «costituente » dell’Italia postbellica; proponendo la figura di Guido Laj come uno degli ultimi epigoni di quella cultura laica e democratica dell’Italia liberale dei primi decenni del Novecento che «pur minoritaria, ha attraversato indenne il fascismo riemergendo nel 1943 e facilitando il passaggio dell’Italia nel novero delle nazioni democratiche ancorate al mondo occidentale» (p. 13), gli autori riescono in modo convincente ad aprire uno squarcio su quel notabilato massonico di matrice democratica-progressista-anticlericale destinato ad eclissarsi nell’Italia del secondo dopoguerra. Da segnalare, infine, l’interessante appendice documentaria, comprendente, tra l’altro, il discorso d’insediamento del Gran Maestro Guido Laj tenuto nel novembre del 1945.

Alberto Ferraboschi