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Annalisa Capristo – L’espulsione degli ebrei dalle accademie italiane – 2002

Annalisa Capristo
Prefazione di Michele Sarfatti, Torino, Zamorani, pp. 405, euro 28,00

Anno di pubblicazione: 2002

Collocandosi a metà fra la compilazione e la riflessione storiografica, l’autrice ha voluto affrontare con questo volume la materia, ancora oggi pulsante, delle leggi antiebraiche e dei loro effetti sul mondo della cultura. La pubblicazione è costituita da due parti: un’Introduzione, che elabora i risultati della ricerca in uno scritto storiograficamente aggiornato e stimolante, e il censimento, metodico e scrupolosissimo, dell’arianizzazione delle accademie e delle società scientifiche, letterarie e artistiche, disposta dal regime fascista nel 1938.
Capristo è riuscita, nonostante le numerose difficoltà, ad approdare ad un elenco completo degli espulsi e a proporlo due volte, la prima ordinato per accademia, la seconda in base al nome del singolo. Se l’elenco degli istituti culturali e delle loro perdite ha il merito di visualizzare l’ampiezza della lacerazione inferta dal fascismo al mondo della cultura, la seconda sezione riproduce, e qui prendiamo in prestito le parole di Sarfatti, prefatore del libro e mentore della ricerca, la ?lunga processione di persone improvvisamente declassificate dal novero degli aventi capacità intellettuali o consone alla Nazione? (p. VII) Ovvero, includendo anche coloro che Capristo ha posto fuori numerazione per cautela di procedura, 676 soci, di cui 61 stranieri. Espulsi senza appello dalle istituzioni culturali del paese con decreto del 5 settembre 1938.
La lettura delle espulsioni accumulate da ognuno degli oltre 600 soci italiani ci aiuta a cogliere il significato concreto della persecuzione: le leggi razziali non si limitarono infatti a licenziarli, ma crearono intorno a loro una terra di nessuno, professionale e sociale, abitata dal silenzio, talvolta anche dalle grida di dileggio, di chi si trovava ad incarnare la purezza della razza italiana. Lo studio delle schede del censimento non manca di mostrare anche questa seconda, avvilente, faccia della medaglia. D’altra parte il secondo obiettivo del censimento, dopo quello strettamente persecutorio, era quello di ?verificare la risposta delle élites intellettuali del paese alla svolta antisemita decisa dal regime? (p. 21) E il risultato ne mostrava la piena disponibilità all’allineamento, oltre che la rapida assimilazione di stereotipi razzisti e antisemiti. Così l’isolamento della protesta di Benedetto Croce, unico a contestare esplicitamente i presupposti dell’operazione, se da una parte testimonia del coraggio e della lucidità del pensatore liberale, dall’altra illumina per contrasto il torpore del ceto intellettuale italiano, disposto a chiudere gli occhi, talvolta pronto ad esibire, attraverso queste stesse schede, una patente di deciso antisemitismo per fare carriera.
Anche se manca una riflessione sull’importanza, scientifica e professionale, di queste accademie, necessaria a cogliere la dimensione qualitativa, oltre che quantitativa, della persecuzione, Capristo riesce comunque a restituirci una piccola tessera indispensabile a comporne il complesso mosaico. Preferendo, e questo è un merito che ci sentiamo di segnalare per la sua rarità, al linguaggio esclamativo degli scoop giornalistici lo stile più dimesso dell’onestà intellettuale e della ricerca paziente.

Francesca Pelini