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Annamaria Amato – La classe politica napoletana e le elezioni del 1913 – 2001

Annamaria Amato
Napoli, La Città del Sole, pp. 357, euro 20,66

Anno di pubblicazione: 2001

Questa ricerca di Annamaria Amato è la rielaborazione della tesi presentata per il conseguimento del dottorato all’università di Urbino. Si tratta di un lavoro di storia elettorale attraverso il quale l’autrice ripercorre le vicende politiche della città di Napoli durante l’intero periodo giolittiano. Un periodo già oggetto di un importante lavoro del 1980 di Francesco Barbagallo (Stato, parlamento e lotte politico-sociali del Mezzogiorno, Napoli, 1980), al centro della nota Intervista sulla storia di Napoli rilasciata da Giuseppe Galasso a Percy Allum nel 1978 e dei rilevanti lavori di Luigi Musella. Com’è d’obbligo, l’autrice inizia il suo racconto e la sua analisi da quell’atto di accusa contro la corruzione, le malversazioni, il sistema affaristico clientelare e le inefficienze della classe dirigente napoletana denunciate nella famosa Inchiesta Saredo. L’inchiesta costituisce la premessa e lo sfondo di un discorso che, attraverso tutto il volume, si sostanzia nella tesi di una irriducibile peculiarità della situazione napoletana al cui centro campeggia, nella sostanziale indifferenza della sua classe politica, la ?questione morale?. Una peculiarità napoletana, invero più enunciata che indagata, che trova la sua spiegazione, nel discorso di Amato, in un generico ?fortissimo sottosviluppo culturale? (p. 35), in un difetto permanente di senso civico e partecipazione ? che si manifesta soprattutto attraverso la scarsa affluenza alle urne. Bizzarramente a questa spiegazione non contribuisce però la funzione politica, o prepolitica, quella sì peculiarmente napoletana, svolta dalle associazioni di tipo camorristico con la loro capacità di organizzare e controllare un territorio densamente popolato. La camorra resta infatti ai margini del sistema notabilare-clientelare napoletano descritto dall’Amato mentre la sua attenzione si concentra tutta sui dati ? gli elettori, i votanti, le preferenze ? e sulla geografia elettorale delle tre tornate del 1904, del 1909 e del 1913 e su un conflitto tra schieramenti politici che non riesce a distaccarsi dal livello nazionale per scendere nelle pieghe delle vicende locali. Una ricca appendice di cartine e tabelle supporta la descrizione dell’andamento del voto nei vari collegi, la disamina degli schieramenti politici che si fronteggiano nello scontro elettorale e dei conflitti al loro interno. E tuttavia, leggendo questo libro rimane l’insoddisfazione di fronte ad una ricerca che aggiunge poco rispetto a quanto i lavori citati in apertura ci avevano già detto, che sfiora soltanto la trama degli interessi economici in gioco nella Napoli delle grandi trasformazioni indotte dai primi interventi straordinari, che perde di vista gli individui in una fase in cui lo schieramento politico non è ancora spersonalizzante e in cui la tradizione notabilare-clientelare rimane il fulcro del sistema e che soprattutto non riesce a dialogare, perché semplicemente non ne tiene conto, con le molte ricerche di storia sociale che sono state prodotte su Napoli nell’ultimo ventennio.

Daniela Luigia Caglioti