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Ansia di purezza. Il fascismo e il nazismo nella stampa satirica italiana e tedesca (1943-1963)

Dario Pasquini
Roma, Viella, 317 pp., € 27,00

Anno di pubblicazione: 2014

Il libro esamina come la stampa satirica italiana e tedesca, occidentale e orientale, dall’immediato dopoguerra ai primi anni ’60, abbia affrontato il fascismo e il nazismo. Si può leggere come un libro di storia del giornalismo, che affronta un particolare genere ossia quello della satira: la riproposizione di molte vignette offre un utile esempio tanto di metodologia – come leggere alcuni tipi di fonti – quanto di storia della comunicazione e dei media.
Una seconda lettura è quella di vedere nel libro un tentativo di affrontare il tema più complesso della costruzione dell’identità nazionale, dei processi della memoria collettiva, del superamento del passato attraverso la stampa satirica. La ricerca si inserisce pienamente nel filone di studio sulle culture della memoria come conferma la prefazione di Filippo Focardi, studioso esperto di queste tematiche.
Una terza lettura mette al centro del libro la storia delle emozioni e di come l’opinione pubblica italiana e tedesca abbiano affrontato emotivamente un passato ingombrante. Non a caso l’a. introduce una categoria che fa riferimento alla sfera dell’emotività: l’ansia, o meglio, «ansia politico-morale» che avrebbe colpito la società italiana e tedesca angosciate dall’essere state contaminate dai germi del nazismo e del fascismo.
Per «calmare» questo stato d’animo, l’Italia e la Germania intrapresero tre percorsi che si svilupparono dal 1945 ai primi anni ’60 e che sono visibili nella stampa satirica. Dal 1945 all’inizio della guerra fredda in Italia e in Germania si assistette a un processo di «internalizzazione critica», ossia di riconoscimento consapevole del fascismo e del nazismo come parti delle rispettive storie nazionali. Si affiancò anche un processo di «esternalizzazione», ossia di rappresentazione del fascismo e del nazismo come qualcosa di estraneo demonizzandoli con immagini forti legati alla violenza o banalizzandoli come fenomeni, in fondo, ridicoli. Dal 1949 alla fine degli anni ’50 le differenze tra Italia e Germania si fecero più forti: in Italia si assiste a una «internalizzazione edulcorante» caratterizzata da una rappresentazione in fondo benevola, talvolta esplicitamente elogiativa e nostalgica, mentre in Germania occidentale e orientale prevalse l’«esternalizzazione» con una continua rappresentazione satirica degli orrori nazisti. Infine nei primi anni ’60, a fronte dei nuovi processi contro i crimini del nazismo e della forte ondata antisemita che attraversò l’Europa, la stampa satirica della Germania federale e italiana fu dominata da immagini critiche del passato regime, sebbene nel nostro paese continuasse – per l’ala destra dei giornali satirici – un’edulcorazione del fascismo italiano.
Tra i meriti del libro, riccamente documentato e ben scritto, vi è anche quello di una forte attualità: la satira contiene in sé una forza dirompente e l’attentato alla redazione di «Charlie Hebdo» del 7 gennaio 2015 ne è un triste esempio. Qua e là si risente dell’impostazione, talvolta troppo precisa, tipica delle tesi di dottorato soprattutto tedesche, ma ciò non inficia un libro che è, senza dubbio, di grande interesse.

Camilla Poesio