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Antonella Amico – Gaetano De Sanctis. Profilo biografico e attività parlamentare – 2007

Antonella Amico
Tivoli, Tored, 339 pp., Euro 36,00

Anno di pubblicazione: 2007

La biografia è un genere letterario che va adoperato con estrema cautela; diversamente si corre il rischio di banalizzare il personaggio o scivolare su una ricostruzione celebrativa o detrattiva, senza mezzi toni. La figura di Gaetano De Sanctis sembra fatta apposta per la lettura laudativa che ne offre Antonella Amico. Particolarmente noto per il rifiuto di prestare il giuramento imposto ai professori universitari nel 1931, Gaetano De Sanctis è indubbiamente una delle figure centrali del panorama culturale e politico dell’Italia tra il primo e il secondo dopoguerra. Allievo di Karl Julius Beloch di cui nel 1929 avrebbe preso il posto all’Università di Roma, studioso eminente del mondo antico in tutti suoi aspetti, veniva insignito nella sua lunga vita di alti onori e incarichi, compreso il laticlavio. Molto si sa e molto si è scritto su De Sanctis, e il lavoro della giovane Antonella Amico, nonostante la buona conoscenza del carteggio di De Sanctis, di cui sta curando la pubblicazione, non allarga le conoscenze che di questo personaggio si hanno; anche la scelta di privilegiare il registro politico della vicenda biografica del grande antichista non aggiunge molto. Cattolico fervente, De Sanctis aderisce nel 1919 al Partito popolare, accettando gli obblighi della militanza: è due volte candidato nelle elezioni politiche senza successo e una volta nelle amministrative, eletto, ma escluso per un vizio di forma. Sottoscrive il «manifesto Croce», non aderisce al fascismo, ma non rifiuta incarichi a metà strada tra la politica e l’impegno culturale, come il Consiglio superiore della Pubblica Istruzione. Anche dopo l’esclusione dall’università, del resto, collaborava alla Enciclopedia italiana come responsabile della Sezione di Antichità classiche e neanche la crescente ostilità di cui era fatto oggetto faceva di lui un completo emarginato. La complessità della sua esperienza e le contraddizioni di una personalità vissuta in una fase di passaggio spiegano come permangano in De Sanctis elementi non periferici di un vecchio discorso pubblico. Da qui il sostegno alle operazioni coloniali italiane, compresa quella etiopica, in cui, ottocentescamente, vedeva il trionfo della civiltà sulla barbarie; le simpatie per il generalissimo Franco avevano la medesima origine. Non ha timore, nell’immediato dopoguerra, a mantenere posizioni controcorrente. Entrato nella commissione per la revisione delle liste dei Lincei sollecitava, opponendosi a Croce, a mantenere tutti gli studiosi di valore, senza preclusione per gli atteggiamenti politici e le posizioni mantenute durante il ventennio. Necessaria sarebbe stata, a questo proposito, maggiore attenzione alla natura sensibile di questo tema come anche agli schieramenti politici che si andavano definendo nel dopoguerra. La necessità di riconoscere la cittadinanza di posizioni anche estranee al nuovo clima postbellico percorreva tutta la sua esperienza parlamentare. Particolarmente nota è la preoccupazione «che la libertà, nell’interesse di mantenersi, neghi se stessa» (p. 266) e che lo spingeva a opporsi alle misure proposte da Scelba nel 1952 per contenere il rinascente fascismo.

Giovanni Montroni