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Antonello Biagini – Storia della Turchia contemporanea – 2002

Antonello Biagini
Bompiani, Milano, pp. 182, euro 8,50

Anno di pubblicazione: 2002

Il libro vuole essere un agile manuale della storia della Turchia nel ?900 e si suddivide in cinque capitoli. Il primo è dedicato, come introduzione, all’Impero ottomano e alla crisi che ha portato alla sua definitiva caduta dopo il primo conflitto mondiale. Segue il capitolo dedicato al movimento di Mustafa Kemal, alle sue riforme politiche e sociali e, brevemente, alla genesi della Repubblica di Turchia sulle spoglie dell’Impero. Sono interessanti, in questo capitolo, il materiale dell’Archivio dell’Ufficio Storico dell’Esercito utilizzato dall’autore e l’analisi delle relazioni tra Italia e Turchia sempre alterne, ma intense e spesso trascurate. Il terzo capitolo presenta un’interessante panoramica della politica estera turca dal Trattato di Losanna fino alla Seconda guerra mondiale. Il capitolo seguente è, invece, dedicato alla vita politica del paese dalla fine del regime kemalista (seconda metà degli anni Quaranta) fino agli anni Novanta. Nel quinto capitolo l’autore traccia le sue conclusioni esponendo quelli che sono gli ostacoli all’adesione del paese all’Unione Europea, quindi essenzialmente le irrisolte questioni curda e di Cipro.
L’autore non riesce sempre, però, a districarsi nelle ingarbugliate contraddizioni e problematiche della storia repubblicana turca e commette alcuni errori che pregiudicano il libro. I dati economici riportati, ad esempio, finiscono con il risultare inattendibili, avendo letto che tra il 2000 e il 2002 ?il sostegno finanziario a favore della Turchia raggiunge una delle punte più alte con il credito stand by di circa tre miliardi di lire turche da parte del fondo monetario internazionale? (p. 159) quando, al cambio del gennaio 2000, 3 miliardi di lire turche equivalevano a circa 10,7 milioni delle nostre vecchie lire. La Turchia, in realtà ha ricevuto, tra il ’99 e il 2002, 31 miliardi di dollari dal FMI. Non mancano, anche, imprecisioni storiche come ad esempio quella di affermare che ?non è infrequente il caso di giannizzeri che distinguendosi per ardimento e valore militare arrivavano a ricoprire la carica di sultano? (p. 13) quando la carica di Sultano ? nell’Impero ? poteva andare esclusivamente ai membri della famiglia reale. Oppure quando l’autore afferma che la partecipazione turca nella coalizione per liberare il Kuwait nel ’91 viene motivata come modo per ostacolare il PKK (p. 154), quando invece fu principalmente una scelta strategica per rilanciare il ruolo internazionale del paese dopo la Guerra fredda, e sarà solo dopo la guerra che il PKK potrà creare basi per la sua guerriglia nell’Iraq settentrionale. L’autore afferma anche che ?Kemal Atatürk realizza la separazione assoluta fra Chiesa e Stato? (p. 70) mentre il kemalismo creerà una forma di controllo sulla religione da parte dello Stato attraverso la Direzione per gli affari religiosi, un ente dipendente dal Primo ministro che amministra e dirige il personale e il culto islamico. Si realizza, così, un singolare laicismo a noi estraneo che valeva la pena di analizzare un po’ più approfonditamente, insieme all’idea di nazionalismo kemalista, la profonda trasformazione del paese negli anni Ottanta e Novanta.

Michelangelo Guida