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Antonio Bechelloni (a cura di) – Carlo e Nello Rosselli e l’antifascismo europeo – 2001

Antonio Bechelloni (a cura di)
Milano, Franco Angeli, pp. 368, euro 25,80

Anno di pubblicazione: 2001

Nel 1998 il Cedei (Centre d’Études et Documentation sur l’Émigration Italienne) in collaborazione con l’Istituto Culturale Italiano di Parigi ha organizzato un convegno che rientrava nell’arco delle riflessioni di studio per l’anniversario dell’assassinio dei fratelli Rosselli. Il volume ne raccoglie gli atti.
Il volume si distingue per almeno due aspetti essenziali: il primo è quello di inserire la riflessione dei Rosselli nell’ambito dello scenario europeo; il secondo è quello di privilegiare il contesto degli anni ’30 come momento attraverso il quale si definiscono fisionomie politiche e culturali dei Rosselli, tanto nei confronti delle culture politiche dell’antifascismo democratico italiano, quanto nei circuiti di riflessione e di sociabilità culturale che si dipartono nel crocevia parigino degli anni ’30. A questi è da aggiungere un terzo aspetto che in un qualche modo originava la specificità parigina del convegno e che consiste nell’analisi del sistema di relazioni dei Rosselli alla vigilia della loro tragica morte, nonché della ricezione dell’assassinio nell’opinione pubblica e nei circuiti politici dell’antifascismo (su cui intervengono Marc Pottier, Eric Vial e Nicolas Violle).
Dunque prima di tutto il tema del sistema di riferimenti culturali dei Rosselli. Un sistema che come sottolinea Franco Sbarberi (L’utopia della libertà uguale nel pensiero di Carlo Rosselli) se ha legami con la riflessione del liberale inglese Leonard T. Hobhouse, ha le sue radici nella riflessione dei classici del liberalismo francese, in primis Condorcet. Un tipo di sollecitazione che è ripresa dalle riflessioni di Nadia Urbinati (Carlo Rosselli e i fondamenti etici della democrazia) laddove sottolinea, oltre il debito che Rosselli contratta con Mondolfo, la riflessione sulla libertà contro la tirannia che non è la tradizione socialista inglese (i fabiani per esempio, ma anche Laski), ma in cui rientrano anche quegli incontri incerti e da taluni intravisti come ?inquietanti? con l’area del revisionismo socialista e del planismo (e su cui scavano, con precisione, Dreyfus e Gervasoni).
Una dimensione, peraltro, in cui l’esperienza concreta della storia e dell’azione politica specie nei mesi della guerra di Spagna (sicuramente da riprendere le sollecitazioni di Bechelloni su Weil, Navel e Orwell) va letta con le riflessioni che Santi Fedele propone a proposito del rapporto con l’anarchismo.
Alcune note di grande interesse il volume le riserva ad angoli di indagine insoliti o spesso trascurati. Tra questi sono da segnalare le riflessioni di Robert Parsi a proposito di Gramsci lettore di Nello Rosselli e lo sguardo sulle grandi famiglie della sinistra italiana nel dopoguerra (azionisti, comunisti e socialisti) sull’eredità e l’inquieta coabitazione con la riflessione politica e culturale dei Rosselli e su cui indagano con precisione Aldo Agosti, Fabrice d’Almeida e Leonardo Casalino.

David Bidussa