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Antonio Roja – Ma i generali dormivano?? Il marmocchiume s’è messo a giocare alla guerra. Diario ? Forni di Sotto, maggio-settembre 1915 – 2003

Antonio Roja
Udine, Gaspari, pp. 103, euro 9,00

Anno di pubblicazione: 2003

Il volume raccoglie il diario delle prime settimane della Grande Guerra, dal 20 maggio al 10 settembre 1915, scritto dal sacerdote carnico Antonio Roja, mentre era parroco di Forni di Sotto. Il testo, che è stato curato da studenti della terza liceo classico di un istituto di Tolmezzo, si apre con la Presentazione di due docenti della classe, seguita da una biografia di Roja di monsignor Angelo Zanello e da un’Introduzione storica di Giacomo Viola. Arricchiscono il volume alcune fotografie.
Il diario dei primi cento giorni di guerra di Antonio Roja, di cui sono state recentemente pubblicate due opere riguardanti l’occupazione austro-ungarica del Friuli, ha numerosi spunti di interesse, pur nell’essenzialità di molte sue pagine e nella brevità dell’arco cronologico coperto. Don Roja fu una vittima del clima di guerra che si vive nel ?fronte interno? ogni volta che scoppia un conflitto nazionale, quando gli spiriti critici, o semplicemente indipendenti e obiettivi, sono costretti al silenzio. Egli inoltre era un prete, categoria sospetta di simpatie per la ?cattolicissima? Austria durante la Grande Guerra, quando la repressione colpì, oltre ai neutralisti e soprattutto ai socialisti, anche gli ecclesiastici fino al grado di vescovo (si vedano in proposito le opere di A. Scottà e L. Bruti Liberati). Don Roja, sospettato di austriacantismo e posto sotto sorveglianza, dovette lasciare il suo ministero e il paese. Dal diario affiorano i difficili rapporti intercorsi con una parte della popolazione e in particolare con il maestro, che lo accusa di esser critico nei confronti della guerra. Certamente risultavano fuori dal coro nazionalista frasi di pungente ironia come quelle da cui sono tratti titolo e sottotitolo del libro: ?Ma i generali dormivano ? o tradivano?? (p. 61) e ?Il marmocchiume s’è messo a giocare alla guerra. [?] Non lo vedo lo spirito guerresco sentito e ordinato [?], ma rane in pozzanghera? (p. 75). Nel testo si trovano echi di questo e di altri grandi temi, come l’impreparazione alla guerra, o anche di problemi locali, come i disertori e i reduci propagatori di notizie deprimenti, infine, pure di tematiche proprie delle terre di confine, come l’astio verso i doganieri: ?Raccontano che la famigerata finanza il dì della sua degna apoteosi gettava le armi, sbandatasi, fuggiva di qua, di là, buttavasi a terra, mostrava in tutti i modi la propria sublime vigliaccheria [?] un corpo profondamente immorale non sarà mai valido sostegno della patria né capace di alcun atto di eroismo? (p. 31).
Il testo, curato con precisione e puntualità, è arricchito da un imponente apparato di note, perlopiù linguistiche (molti i friulanismi), ma anche storiografiche, dove l’indicazione della ricca produzione di storia locale è accompagnata da quella di pochi volumi generali. Si tratta insomma di una meritoria iniziativa culturale svolta verosimilmente durante l’anno scolastico e finalizzata alla preparazione della maturità. Un esempio da additare, nel panorama, spesso sconfortante, della scuola italiana.

Gian Luigi Gatti