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Antonio Tatò – Caro Berlinguer. Note e appunti riservati di Antonio Tatò a Enrico Berlinguer 1969-1984 – 2003

Antonio Tatò
Introduzione di Francesco Barbagallo, Torino, Einaudi, pp. XLIII-336, euro 14,50

Anno di pubblicazione: 2003

Le note di Tonino Tatò, il ?cattocomunista? capo dell’ufficio stampa di Enrico Berlinguer, vanno dall’espulsione dal PCI del gruppo del ?manifesto? alla morte del segretario. Per Francesco Barbagallo, autore di una densa Introduzione, gli appunti ?corrispondono in larga misura agli orientamenti del segretario ed erano usati nella preparazione dei suoi interventi politici? (p. IX).
Colpisce, però, che, negli anni più creativi della segreteria di Berlinguer, le note di Tatò occupino uno spazio limitato e siano prosaiche. La parte più cospicua è concentrata nel quinquennio 1979-84, nell’ultima fase della segreteria di Berlinguer, quando entrò in crisi la sua proposta politica e fu scardinato il prospettico progetto politico ?di un costante coinvolgimento del PCI nelle vicende politiche e istituzionali? (p. XII). Perduti, con l’assassinio di Aldo Moro e con la morte di Ugo La Malfa, gli interlocutori; arrestata con le duplici elezioni del 1979 la fase ascendente del PCI; Berlinguer apparve sempre più solo. E nel PCI si manifestò una contrapposizione tra ?la linea di Berlinguer, che intendeva esprimere un peculiare carattere rivoluzionario, e le posizioni di un’ampia area sensibile a una prospettiva riformistica di stampo socialdemocratico? (p. XXII).
Ma nella politica di Berlinguer vi fu una sostanziale continuità, velata dalla sconfitta strategica del 1978, dalla necessità di consolare l’identità del Partito e dall’intento di attingere all’orgoglio delle sue presupposte virtù. L’avversario del progetto di Berlinguer era Craxi, il cui disegno, grazie all’illusorio successo degli anni ’80, attrasse anche componenti del PCI. Che con Craxi vi fosse un contrasto strategico era evidente fin dai 55 giorni della primavera del 1978, quando fermezza e trattativa erano, oltre la retorica umanitaria, espressione di due strategie alternative di evoluzione del sistema politico: la sua salvaguardia o il suo superamento. Furono entrambe sconfitte in favore della democrazia trasformista, esemplificata dalla linea vincente della primavera del 1978 ? la non trattativa e la non fermezza.
Della ?difficile convivenza? (p. XXIII) dopo il 1978 di opposte prospettive politiche nel PCI sono per Barbagallo esemplificative le note del capo ufficio stampa, che attestano di ?una forte assonanza tra le idee di Tatò e le posizioni di Berlinguer? (p. XV). Ma quando Tatò parla del Partito, sembra dare voce al corpo profondo, sgomento di fronte alle crescenti aporie del PCI; intende richiamare il peso della tradizione, delle paure e delle angosce che lo attraversavano. Nonostante i memento interni raccolti da Tatò, Berlinguer proseguì nell’opera di sganciamento del PCI dall’abbraccio mortale con il padre che lo aveva generato, l’Unione Sovietica.
Barbagallo rileva che la solitudine di Berlinguer non era isolamento. Il continuum della sua strategia ? condurre a compimento il sistema politico rifuggendo dalla via francese fatta propria dal nuovo gruppo dirigente socialista ? ebbe collegamenti con altre forze ? la sinistra democristiana e i repubblicani ?, e con il Quirinale negli anni della presidenza di Sandro Pertini e della segreteria generale di Antonio Maccanico.

Paolo Soddu