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Aroldo Cascia, Barbara Montesi (a cura di) – Dignità conquistata. Da contadini ad agricoltori nelle Marche – 2003

Aroldo Cascia, Barbara Montesi (a cura di)
Ancona, Confederazione italiana agricoltori Marche-Affinità elettive, pp. IX-200

Anno di pubblicazione: 2003

La premessa ?da contadini a? è ricorrente nel lessico della storia contemporanea; nel caso marchigiano descritto in questo libro, la frase non si conclude con ?italiani? o con ?soldati?, ma con ?agricoltori?. Essa allude, infatti, al rapido declino e alla definitiva scomparsa della mezzadria, sistema portante dell’economia e della società regionale per secoli, e alla conseguente trasformazione dei mezzadri in coltivatori diretti. Ma il discorso non è così semplice.
Nel saggio introduttivo (Il presente ha un cuore antico), Aroldo Cascia si riallaccia alla messe di studi storici sulla mezzadria come vera e propria chiave interpretativa di un territorio (si pensi ai lavori di Sergio Anselmi e della sua scuola) per descriverne la fine postbellica, e le forti lotte politiche che l’hanno determinata, fino alla situazione dei nostri giorni; in questo quadro, l’erede del mezzadro è ora rappresentato ? forse più che dall’?agricoltore? ? dal ?padroncino?, dal ?metalmezzadro?, insomma dal protagonista di una tumultuosa crescita della piccola industria le cui caratteristiche hanno assunto la dignità di vero e proprio modello. Anche qui, si deve far riferimento all’ampia e vasta produzione della scuola nata dal lavoro di un economista come Giorgio Fuà, che diede impulso alla sede universitaria anconetana arricchendola di interlocutori istituzionali.
Il problema che si presenta al lettore è duplice. Da un lato ? come Cascia discute nelle ultime pagine del suo lavoro ? ci si domanda se il rapido travaso di popolazione dall’agricoltura all’industria, peculiare dell’area per ampiezza e rapidità, sia avvenuto malgrado o superando il blocco sociale creato dalla mezzadria, o non piuttosto da una sua intima radice. La dedizione al lavoro, la parsimonia, l’attitudine alla pluriattività e al risparmio implicite nell’antica vita del mezzadro sembrano militare per questa ultima ipotesi. In secondo luogo, ci si deve chiedere che cosa ne sia stato di coloro che sono rimasti (o divenuti) agricoltori. La risposta è contenuta nelle numerose testimonianze raccolte da Barbara Montesi; nelle due sezioni intitolate La memoria e Imprenditori agricoli oggi, prendono infatti la parola una ventina di personaggi, che dall’agricoltura hanno preso lo slancio per scelte di vita non al di là delle proprie origini, ma oltre i loro limiti tradizionali: dalla carriera politica e sindacale, alla pratica delle coltivazioni specializzate e biologiche, all’agriturismo, la ristorazione, la vivaistica e così via. I due versanti del problema proposto sembrano incontrarsi nella testimonianza finale di Valter Scavolini, imprenditore di successo dalle origini familiari mezzadrili.
Concludono (non inevitabilmente) il testo alcuni disegni dei bambini di una scuola elementare in visita a una ?fattoria?: l’improprio toscanismo prepara il lettore alla raffigurazione di un mondo animale antropomorfo e talvolta disneyano, e alla ricerca di una natura incontaminata oggettivamente confliggente col carattere ?costruito’ del paesaggio mezzadrile, dicendo molto ? certo al di là delle intenzioni ? sul distacco che si è realizzato tra un territorio e le sue origini storiche.

Paola Magnarelli