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Arrigo Petacco – L’armata nel deserto. Il segreto di El Alamein – 2001

Arrigo Petacco
Milano, Mondadori, pp. 251, euro 16,53

Anno di pubblicazione: 2001

Gli storici accademici dovrebbero sempre leggere le opere degli storici, diciamo, più divulgativi. Per mestiere questi ultimi, infatti, talora assai più dei loro colleghi universitari, sono pronti a cogliere lo Zeitgeist, o ? più prosaicamente ? obbligati a seguire non meno che creare il gusto del mercato.
In tal senso, per uno storico militare, è utile leggere questo volume di Petacco. Non perché vi siano novità documentarie o storiografiche: l’andamento delle operazioni in Africa settentrionale fra 1940 e 1943 era già stato analiticamente ripercorso dai quattro volumi del generale Mario Montanari, la rilevanza dello scacchiere per la guerra italiana da Lucio Ceva, il senso della sconfitta italiana a tedesca, fascista e nazista, da Giorgio Rochat (nel volume di cui qui si parla interessante è persino il gioco delle citazioni: l’?attento studio? di Ceva è ricordato nel testo e nella bibliografia finale, la ?monumentale ricostruzione delle operazioni? di Montanari è ricordata nel testo ma passata sotto silenzio nella bibliografia, gli studi di Rochat sono ignorati).
Eppure è utile leggerlo per verificare come, purtroppo, sia ancora assai diffusa (e venda?) una storia militare assai tradizionale: una storia di comandanti e di personalità fuori dal normale, di battaglie e di fatti sorprendenti e curiosi. Fra gli altri motivi che rendono interessante la lettura centrale rimane però quello della ?costruzione-ricezione dell’opinione pubblica?. Ecco allora che, in primo luogo e come già si sarà colto, il volume non è su El Alamein ma sulle campagne dell’Africa settentrionale nel loro complesso: come a dire che, per metonimia, per molti italiani le due cose possono identificarsi. In secondo luogo, arieggiano ancora nel volume vecchi miti: i soldati italiani sarebbero stati ?ragazzi entusiasti e incoscienti [che] si avviavano cantando verso il fronte?: cosa che però appare poco probabile tanto per la truppa in generale, a sentire non solo gli studi ma anche la narrativa, da Berto a Tobino, quanto per gli stessi reparti di ?Giovani fascisti? ai quali soli, quasi, l’autore si riferisce (in altra pagina si legge che ?L’entusiasmo fra i giovani educati nelle scuole del regime era grande e sincero?). In terzo luogo perché circolano ancora in queste pagine nostalgici e, storiograficamente, ingiustificati vittimismi: come quando, parlando proprio dei ?Giovani fascisti?, si afferma che la loro vicenda a Bir el Gobi fu ?una pagina eroica finora ignorata o mal raccontata?: quando invece essa è quanto mai nota e ripetuta dall’agiografia nostalgica.
Per tutto il resto, per lo scorrere delle vicende, per notizie, dati e date dell’alternarsi delle vittorie e delle sconfitte italiane e tedesche, il lettore interessato potrà utilizzare ? nonostante questo nuovo Petacco ? ancora Ceva, Montanari, Rochat.

Nicola Labanca