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Augusta Molinari – Le lettere al padrone. Lavoro e culture operaie all’Ansaldo nel primo Novecento – 2000

Augusta Molinari
Franco Angeli, Milano

Anno di pubblicazione: 2000

Il libro di Augusta Molinari, docente di Storia contemporanea all’Università di Genova che da anni si dedica alla schedatura e all’utilizzo storiografico della scrittura popolare e delle fonti del privato, sia cartacee che orali, contiene una scelta di circa cinquanta lettere provenienti da un fondo di oltre mille conservato presso l’Archivio storico Ansaldo. Sono le missive che le maestranze ansaldine, e in particolare gli operai maschi, mentre le donne compaiono solo in quanto madri o mogli, hanno indirizzato a Pio e Mario Perrone, ma soprattutto a quest’ultimo assai più presente in fabbrica del fratello. I due figli di Ferdinando Maria sono i proprietari dell’Ansaldo durante i primi vent’anni del Novecento, periodo in cui il colosso navalmeccanico genovese raggiunge la massima espansione produttiva e occupazionale e avvengono radicali trasformazioni della struttura dell’impresa e della composizione sociale della forza lavoro. La Grande Guerra segna l’ingresso in fabbrica di “figure operaie nuove – manodopera non qualificata, donne, ragazzi – che portano negli stabilimenti mentalità e vite diverse” (p. 8).
Di queste “lettere al padrone”, che presentano una tipologia di scrittura molto complessa in cui gli stilemi appartenenti al genere burocratico si mescolano a moduli espressivi caratteristici dell’oralità e della corrispondenza familiare, l’autrice è in grado di sfruttare a fondo la ricchezza traendone una molteplicità di informazioni e di spunti di riflessione. La raccolta documentaria, che occupa oltre un terzo del volume, è infatti preceduta da un corposo saggio introduttivo che costituisce una sorta di filtrato della lunga stagione di studi che l’autrice ha dedicato alle vicende del proletariato industriale genovese. In questa parte del libro si ricostruisce, intrecciando le fonti epistolari con le carte aziendali, la storia sociale dell’Ansaldo, focalizzando l’attenzione sulla dimensione della quotidianità di lavoro e di vita all’interno della grande fabbrica. Il risultato è una suggestiva storia corale che restituisce al lettore il senso dell’estrema complessità del mondo e della cultura operaia. Si delinea infatti un tessuto di relazioni umane permeato da tensioni e da scontri, tra i sessi innanzi tutto ma anche tra gli specializzati più anziani e i giovani non qualificati, e un universo di mentalità e di valori in cui hanno ampio diritto di cittadinanza l’individualismo, la distanza se non l’ostilità verso le organizzazioni sindacali, il rispetto e l’accettazione del potere padronale e una lealtà patriottica non esclusivamente interpretabile in termini di subalternità all’autorità dei proprietari.
Il libro presenta dunque una non usuale lettura della fabbrica intesa come comunità lavorativa e sociale che sgombra il campo dai molti stereotipi proposti dagli stessi ambienti operai e sindacali ansaldini e ripresi in passato dalla storiografia.

M. Elisabetta Tonizzi