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Augusta Palombarini – Storie magistrali. Maestre marchigiane tra Otto e Novecento – 2009

Augusta Palombarini
Macerata, Eum, 217 pp., Euro 18,90

Anno di pubblicazione: 2009

Non nuova al tema dell’istruzione femminile (si veda in proposito Lo scandalo dell’alfabeto. Educazione e istruzione femminile nelle Marche tra Otto e Novecento, cfr. «Il mestiere di storico», 2005), l’a. ne delinea il faticoso affermarsi in Italia, con particolare attenzione alle Marche, dall’antico regime al ‘900. È un quadro che, per quanto concerne il compartimento delle Marche, appare immobile e uniforme nella sua arretratezza, a giudicare dalle elevate percentuali dell’analfabetismo al momento dell’unificazione, che non migliorarono negli anni successivi, in cui addirittura si accentuò il divario tra maschi e femmine.Sarebbe stato però opportuno mettere il lettore in condizioni di capire le articolazioni intraregionali e le tappe del percorso che condusse «dai pregiudizi all’emancipazione» (p. 57), con un’attenta disanima dei fattori che l’hanno reso possibile, dalle trasformazioni socioculturali che hanno interessato la società marchigiana al ruolo svolto dai funzionari pubblici, non pochi dei quali, come il prefetto Giacinto Scelsi, ex mazziniano e garibaldino, erano animati «dall’ansietà febbrile di vincere l’analfabetismo femminile» (p. 26): una azione combinata che favorì la nascita di una generazione di insegnanti ben lontane da quelle del passato, per livello di istruzione, competenza professionale, coscienza di sé, come dimostrano sia il caso delle dieci maestre di Senigallia che riuscirono a strappare una sentenza (poi annullata in Cassazione) che le ammise al voto elettorale, sia i diari scolastici e le riflessioni sul mestiere riportati in appendice.L’a. ha il merito di portare all’attenzione alcune fonti (per lo più edite) e i risultati di una storiografia spesso confinata in pubblicazioni di difficile reperimento, pur se raramente la dimensione locale viene utilizzata come occasione per ricostruire con ottica ravvicinata i rapporti tra ambiente, fisico e sociale, e scuola. Tale limite è presente anche nella ricostruzione della storia della maestra De Angelis, dagli atti del processo per calunnia da lei intentato alla famiglia che l’ospitava e l’aveva accusata di furto, su cui si sofferma l’ultima parte del volume. La vicenda, che seguiva a quella, più tragica, della maestra Italia Donati, suicidatasi perché era stato messo in discussione il suo onore, offre spunti interessanti su un ambiente di provincia a un tempo bigotto e torbido, nei cui pregiudizi la De Angelis, a nostro parere, fu pienamente coinvolta, e sulle campagne della grande stampa nazionale in difesa delle insegnanti perseguitate, di cui andrebbe sottolineato l’interesse a incrementare le vendite agitando un tema che ben si prestava a infiammare l’opinione pubblica.L’obiettivo dell’a. è modesto: raccogliere documenti (anche fotografici) e fermare ricordi, recuperando la «memoria comunitaria» delle vicende educative (p. 15). Di qui una certa frammentarietà del racconto, che avrebbe richiesto una più approfondita riflessione sulla complessa natura del rapporto tra Storia e Memoria, cui pure si intitola la collana che ospita il volume.

Ester De Fort