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Augusto Comba – Valdesi e massoneria. Due minoranze a confronto – 2000

Augusto Comba
Claudiana Editrice, Torino

Anno di pubblicazione: 2000

Il libro è costituito da una raccolta di saggi, alcuni dei quali inediti, che nonostante siano stati prodotti in occasioni e tempi diversi appaiono fortemente coesi e ben ordinati in senso cronologico. Ne risulta una storia dei rapporti fra massoneria e valdesi (con significative aperture sulla più ampia realtà del protestantesimo italiano) che va dal periodo napoleonico fino ai giorni nostri. Ed è una storia che meritava di essere raccontata: anzitutto per la correlazione stretta che negli ultimi due secoli vi è stata per i valdesi delle Valli fra iniziazione massonica da un lato, impegno evangelico e polemica antipapista dall’altro; quindi per l’indubbio rilievo che in ambito massonico hanno avuto alcuni esponenti della comunità valdese: come il pastore Teofilo Gay, che nel 1908 fu uno degli artefici della scissione da cui nacque l’obbedienza di piazza del Gesù; oppure come Davide Augusto Albarin, gran maestro del Grande Oriente d’Italia in esilio fra il 1940 e il 1944, o come Giorgio Tron, gran maestro nel 1960-61.
Nel volume si ripercorrono le vicende di numerosi personaggi e di alcune strutture massoniche, come la loggia Excelsior di Torre Pellice, e si illustrano in modo convincente i motivi che furono alle radici dell’avvicinamento fra massoneria e gruppi protestanti: il comune presupposto anticlericale e l’influenza anglosassone, ma anche la relativa omogeneità socioculturale e la condivisione di un progetto politico riformista e progressista saldamente ancorato – specie nella prospettiva valdese – all’interno delle istituzioni liberali e monarchiche.
L’autore è valdese e massone: come dichiara egli stesso (p. 145), fece il suo ingresso in loggia nel 1949, all’età di 26 anni, e dal 1961 al 1970, durante la gran maestranza di Giordano Gamberini, è stato membro della Giunta del Grande Oriente d’Italia. Questa duplice appartenenza non gli impedisce di tratteggiare un quadro attento e ben articolato, basato spesso su fonti di prima mano, che diviene più partecipe man mano che ci si avvicina agli anni più recenti, quando la narrazione finisce con l’assumere il carattere – anche sofferto – della testimonianza.

Fulvio Conti