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Augusto Schianchi, Alessio Gagliardi – Il credito spezzato. Successi e fallimenti della banche cattoliche di Parma – 2008

Augusto Schianchi, Alessio Gagliardi
Parma, Mup, 189 pp., euro 13,00

Anno di pubblicazione: 2008

Il libro ricostruisce la storia delle banche cattoliche di Parma dagli anni ’90 al fascismo, evidenziando l’interesse non solo locale del caso parmense, determinato sia dal ruolo che la città giocò nella storia del movimento cattolico italiano grazie alla figura di Giuseppe Micheli, sia dalla centralità che essa assunse nel sistema nazionale del credito confessionale, diventando la sede della Cassa centrale delle casse cattoliche, con la funzione di coordinamento e supporto della rete nazionale del credito cattolico. La vicenda del credito locale si dipana così su un quadro che ha due punti di riferimento: la storia del territorio provinciale e quella dell’associazionismo sociale ed economico dei cattolici. Mentre il tema del funzionamento del sistema bancario nazionale rimane più sullo sfondo, emergendo soprattutto nella parte relativa al fascismo. Gli aa. inseriscono la nascita delle casse cattoliche nella congiuntura di modernizzazione dell’economia parmense legata alla proficua azione di tecnici di cultura sia laica, come Bizzozero, sia cattolica come Solari. Il volume riesce così a cogliere la stretta relazione tra la nascita del ricco sistema agro industriale e lo sviluppo del sistema bancario di cui il credito cattolico fu una parte essenziale, spesso in concorrenza con la Cassa di Risparmio. Il forte incremento della produzione agricola e l’investimento di capitali agrari nell’industria di trasformazione favorirono un processo di crescita della ricchezza che coinvolse anche la città con le sue attività speculative di carattere immobiliare, ponendo il sistema bancario al centrodell’economia locale. Non a caso gli aa. stigmatizzano la distinzione tra la rete della piccole casse cattoliche rurali diffuse nel territorio (17 nel 1897, 47 nel 1919), che, pur con i limiti legati alla debolezza finanziaria e alle fragili competenze degli amministratori, mantennero la dimensione solidaristica e cooperativa del credito sociale sul modello di Raiffeisen, e la Cassa centrale, con sede nel capoluogo, che invece ben presto abbandonò il ruolo di coordinamento della rete (locale e nazionale) e si rese autonoma dal controllo confessionale, per assumere valenze speculative, fungendo da collettore di finanziamenti legati ai settori della borghesia urbana. Gli anni del fascismo segnano il declino di questo sistema. La Cassa centrale, benché in qualche modo ricondotta alla sua originaria matrice rurale e confessionale, perse il contatto con la realtà locale entrando nell’orbita del sistema finanziario piacentino e fu travolta dalla crisi che colpì quest’ultimo dal 1929. Il collasso delle casse cattoliche di Parma è letto per via endogena, attraverso l’analisi delle scelte finanziarie e gestionali, e per via esogena sottolineando sia l’avversione del fascismo locale, sia il ruolo della politica bancaria del regime che penalizzò il credito cooperativo e in specifico quello confessionale, sia il sostanziale disinteresse delle gerarchie ecclesiastiche.Lo studio di quest’ultima fase si avvale della documentazione prodotta dagli organi di controllo della Banca d’Italia.

Salvatore Adorno