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Aurelio Pellegrini – Il ?gancio alla gola?. Uomini e terra in una comunità toscana tra ?700 e ?800 – 2003

Aurelio Pellegrini
Pisa, Edizioni ETS, pp. 271, euro 18,00

Anno di pubblicazione: 2003

Lo scopo dichiarato di questo saggio è quello di verificare gli effetti della politica riformista leopodina in una comunità ?marginale? come quella di Montescudaio, posta al confine della Toscana più intensamente abitata e coltivata e a immediato ridosso della Maremma.
Ben poco ci dice, tuttavia, sotto questo aspetto la prima parte del lavoro destinata a ricostruire il movimento e la struttura della popolazione sulla base del raffronto tra le due grandi fonti quasi coeve del catasto lorenese e del censimento granducale del 1841. Fonti molto note agli studiosi della Toscana ottocentesca, che anche in questo caso non hanno mancato di fornire dati di un certo interesse, che tuttavia avrebbero assunto tutto il loro significato solo se inseriti in un contesto più ampio, almeno di dimensioni regionali, oggi reso disponibile da una serie di studi relativi all’intero Granducato o ad alcune aree di esso. La conoscenza di tali studi sarebbe stata assai utile al Pellegrini, sia dal punto di vista del metodo che del merito.
Nella seconda parte, dedicata alla proprietà fondiaria, il libro ha come una scossa e aumentano il ritmo e l’interesse. Un sistematico confronto dei dati forniti da un estimo di Montescudaio del 1777 con quelli delle due grandi rilevazioni ottocentesche precedentemente citate, consente al Pellegrini di mettere in piena evidenza gli effetti del processo di alienazione e di privatizzazione del suolo avvenuto in età leopoldina. Particolarmente interessante è la vicenda di quel 40 per cento del territorio appartenente alla comunità, la cui sorte destò la preoccupazione degli abitanti di Montescudaio per i rischi che comportava la vendita delle terre comuni a uno o pochi privati, che avrebbero messo ?il gancio alla gola? a tutti i comunisti, togliendo loro le terre ?da farvi le solite sementi?, oltre ai diritti di pascolo, di legnatico, di raccolta. Anche a Montescudaio, comunque passò la linea favorevole ai maggiori proprietari, già beneficati dalla coeva riforma comunitativa. La proprietà privata passò dal 25 al 75 per cento, con il conseguente peggioramento delle condizioni di vita di gran parte della popolazione e il contemporaneo rafforzamento della media e grande possidenza in grado di investire nella terra, di garantire l’aumento del seminativo, l’apertura di nuovi poderi e l’introduzione della mezzadria; di avviare, cioè, anche in questa area ?un capitalismo nelle campagne?, già largamente sviluppato in altre parti della Toscana ottocentesca. L’indagine del Pellegrini è efficace in questa seconda parte del libro; le conclusioni appaiono invece un po’ affrettate, perché l’autore non tiene nel dovuto conto la complessità e la delicatezza di un tema come quello del rapporto tra le strutture mezzadrili e lo sviluppo del capitalismo, sul quale già nel primo Ottocento fece perno una celebre disputa georgofila, in modi e forme diverse ripresa più recentemente da un non meno noto dibattito storiografico.

Carlo Pazzagli