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Barbara Bracco – Memoria e identità dell’Italia della Grande Guerra. L’Ufficio Storiografico della Mobilitazione (1916-1926) – 2002

Barbara Bracco
Milano, Unicopli, pp. 200, euro 10,00

Anno di pubblicazione: 2002

Questo breve studio strappa all’immeritato oblio un significativo episodio della cultura italiana tra le due guerre: la vicenda dell’Ufficio Storiografico della Mobilitazione e del suo creatore Giovanni Borelli, affascinante ed eclettico intellettuale del primo novecento italiano.
L’USM nasce nell’agosto 1916 alle dipendenze del sottosegretariato armi e munizioni del Ministero della Guerra con l’incarico di documentare lo svolgimento della mobilitazione industriale, intesa come sforzo nazionale. L’ufficio, sotto l’influsso di Borelli, ben presto perse il suo iniziale carattere di centro statistico, proponendosi ufficialmente già dall’inizio 1917 il compito enorme di documentare ? come un monumento da tramandare a generazioni future e quasi in forma di un archivio foucaultiano ? l’impatto della guerra per la nazione italiana a tutti i livelli: economico-industriale, politico, sociale. Pur assicurandosi la collaborazione di importanti intellettuali e scienziati ? tra i quali Giuseppe Prezzolini e Gioacchino Volpe, responsabili della sezione politico-sociale ?, l’ambiziosa impresa naufraga precocemente per il velleitarismo del suo direttore, per la tensione tra autorità civile e autorità militare nel dopoguerra e per la concorrenza di altri enti aventi identico scopo ma maggior appoggio (come il Comitato Nazionale per la Storia del Risorgimento). Ufficialmente sciolto nel 1920, in seguito al giudizio negativo di una commissione interministeriale presieduta da Benedetto Croce, l’Ufficio ed il suo direttore si sottraggono, con sforzi tragicomici, alla chiusura definitiva fino al 1926.
Dopo una Introduzione che colloca l’indagine nel contesto delle ricerche dedicate alla memoria collettiva della prima guerra mondiale, l’autrice ricostruisce in tre capitoli fondazione, attività e fini dell’Ufficio Storiografico. I capitoli analizzano anche tre diversi aspetti dell’Ufficio: le relazioni ed i promemoria borelliani intorno alla fondazione testimoniano le velleità programmatiche e ideologiche del progetto, che risente fortemente della concezione pedagogica del liberalismo borelliano e di tutta una generazione di dirigenti liberali. Infatti, l’idea stessa del “monumento documentario” rivela come alla base del progetto ci fosse una convinzione da monumentalizzare (cioè l’attesa creazione e consolidamento della nazione italiana), non una tesi da esplorare. L’attività scientifica, sebbene più progettata che effettuata, mostra però un’audacia notevole, in particolare le ricerche proposte da Prezzolini e Volpe. Per le indagini, per esempio, sulla vita quotidiana al fronte e a casa, nelle famiglie spezzate, vengono sviluppati questionari e apposite metodologie che ricordano la futura oral history. I progetti di ricerca e i relativi questionari sono inoltre una fonte inestimabile per la percezione delle trasformazioni in atto dei ricercatori stessi, come mostra in modo esemplare l’autrice esaminando il progetto dedicato a “la donna mobilitata”. La fine dell’ USM era segnata dalla critica di Croce che era anche sintomo di un mutato clima politico: il moribondo Stato liberale non riteneva più opportuno reinventarsi attraverso la memoria collettiva della Grande Guerra.

Johannes U. Müller