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Barbara Curli (a cura di) – Donne imprenditrici nella storia dell’Umbria. Ipotesi e percorsi di ricerca – 2005

Barbara Curli (a cura di)
Milano, Franco Angeli, pp. 347, euro 27,00

Anno di pubblicazione: 2005

La storia d’impresa è stata fino ad ora poco sensibile al tema del gender. Influenzata da una prospettiva economicistica che isola l’agire economico rispetto alle altre sfere di attività sociale, essa ha prestato a lungo scarsa attenzione agli elementi culturali e sociali inerenti all’imprenditorialità, almeno fino a tempi recenti. È quindi da salutare con favore questo libro, che ci consegna un ritratto ben diverso dell’imprenditore: né eroe schumpeteriano né animal spirit, ma persona immersa e condizionata dalla società e dal territorio in cui vive; e inoltre, talvolta, donna. Il volume curato da Barbara Curli si compone di vari saggi che esplorano da diversi punti di vista, e avvalendosi di fonti differenti, la realtà delle imprese femminili in Umbria, che sono oggi circa 20.000, concentrate soprattutto nei settori agricolo, tessile, alberghiero, dell’abbigliamento e recentemente anche nei servizi. Dal lavoro emergono alcune tematiche, che riaffiorano, come fili rossi, in vari contributi. A cominciare dal dibattito sulla scarsa ?visibilità? delle imprenditrici donne, e del lavoro femminile in generale, nelle fonti ufficiali: invisibilità dovuta essenzialmente a fattori di tipo culturale e storico, per cui il lavoro femminile non è registrato perché ritenuto accessorio o secondario (ad esempio in omaggio al principio che la donna che lavora con il marito in un’impresa non svolge un’attività imprenditoriale, ma compie solo il suo dovere coniugale, pp. 28, 275). Da qui la necessità di osservare con occhio critico i dati dei censimenti, come mostra nel suo saggio Lucia Castellucci, o l’opportunità di utilizzare fonti diversificate come gli archivi privati (Giovanna Giubbini) o le carte dei fallimenti (Maria Rosaria De Rosa). Altro tema di grande interesse che lo studio fa emergere è la complessità del rapporto fra sfera pubblica e sfera privata: il lavoro delle donne imprenditrici si svolge spesso in uno spazio privato (casa, famiglia) che assume molti connotati di spazio pubblico, come mostrano i percorsi biografici delineati da Barbara Curli, il contributo di Maria Luciana Baseghin sul settore tessile e quello dovuto a Patrizia Battilani e Giuliana Bertagnoni sul settore turistico, molto ricco oltretutto di dati. Il volume costituisce un prezioso contributo alla storia della regione umbra, ma va ben al di là di questo, fornendo importanti tasselli teorici per la storia d’impresa e di gender. Pur scontando una certa disomogeneità, esso riesce ad apportare elementi anche teorici allo sviluppo del dibattito sull’imprenditorialità femminile, come si propongono esplicitamente i saggi di Sergio Sacchi e soprattutto l’introduzione di Barbara Curli. L’approfondimento dei temi legati a queste storie di donne imprenditrici non serve solo a illuminare una pagina storica poco conosciuta, ma mette alla prova categorie storiografiche fondamentali, come il ?rapporto tra modernizzazione e cittadinanza femminile, tra realtà del lavoro e sua rappresentazione, tra cambiamento economico, persistenze culturali, e modalità di costruzione (o decostruzione) dello stato sociale? (p. 26).

Emanuela Scarpellini