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Barbara Grüning – Diritto, norma e memoria. La Germania dell’est nel processo di transizione – 2010

Barbara Grüning
Macerata, Edizioni dell’Università di Macerata, 535 pp., € 27,50

Anno di pubblicazione: 2010

L’a., di origini tedesche, affronta in questo volume – frutto di un dottorato in Sociologia delle istituzioni giuridiche e politiche – il nodo dell’integrazione tra tedeschi occidentali ed orientali e del ruolo della memoria, attraverso l’analisi di ventisei storie di cittadini dell’ex Ddr (cui è dedicata la parte più corposa del libro, pp. 189-498). Fin dal 1990 il passato della Ddr ha rappresentato un inesaurito campo di tensioni: dalle polemiche sulla «giustizia di transizione», al dibattito sul destino degli archivi di polizia, alle interpretazioni «post-coloniali» del rapporto Est-Ovest. In questo quadro si tende a considerare la memoria privata sospetta perché nostalgica, perciò antinomica alla possibilità di integrazione. È il risultato, così l’a., di una lettura dicotomica della «seconda dittatura tedesca», fondata sul rapporto Stato-cittadini come rapporto dominatore-dominati, e sulle dinamiche del potere come processi di vittimizzazione del cittadino. Su questi argomenti si basa, nella seconda parte del saggio, l’analisi delle rappresentazioni della Ddr nei media italiani e tedeschi.Questo nodo metodologico (come raccontare la storia sociale della dittatura socialista al di fuori di questa dicotomia?) è stato affrontato dalla storiografia tedesca fin dagli anni ’90. La nozione del «quotidiano», cui la storia sociale ha fatto ricorso con fortuna, diventa anche qui il centro delle narrazioni individuali, poiché restituisce quella dimensione esistenziale che consente il «riconoscimento interpersonale attraverso lo scambio di esperienze» (p. 202) in vista dell’integrazione. L’a. propone di recuperare questa dimensione attraverso le storie di vita, in un’analisi che privilegia la dimensione processuale della memoria, atto narrativo rivolto al presente piuttosto che sguardo nostalgico sul passato. Vi si coglie così quella categoria di «transizione» così sfuggente, se considerata in una visione teleologica della storia, che qui si concretizza nell’incontro tra cultura politica dei cittadini dell’ex Ddr e realtà della Repubblica federale. La prima parte del saggio segue l’evolversi dell’apparato di valori e dettati ideologici sui quali lo Stato socialista ha costruito la propria legittimazione nel quarantennio 1949-89. Qui il lettore italiano tuttavia si orienta con qualche difficoltà, perché l’apparato critico delle – numerose – fonti non è sempre esaustivo.Attraverso la nozione della memoria-narrazione si offre un’alternativa all’«integrazione» intesa come risposta del cittadino all’input normativo dello Stato di diritto. La struttura narrativa viene in primo piano, ed è il criterio organizzativo delle storie di vita: la narrazione privatistica in cui i soggetti si identificano con la sfera familiare, quella fondata sull’ordine, in cui prevale invece la cornice istituzionale; la narrazione pervasa dallo scetticismo verso la socializzazione politica strutturata dalla Ddr; quelle «prospettica» ed «atipica», in cui i condizionamenti del contesto vengono relativizzati. Ne risulta un quadro non banale dell’esperienza della transizione, oltre che delle molteplici dimensioni della storia sociale della Ddr.

Carolina Castellano