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Beatrice Pisa – Cittadine d’Europa. Integrazione europea e associazioni femminili italiane – 2003

Beatrice Pisa
Milano, Franco Angeli, pp. 239, euro 20,00

Anno di pubblicazione: 2003

Il volume curato da Beatrice Pisa si pone in quel filone di studi sull’europeismo che da Pistone (1992, 1996) a Landuyt e Preda (2000) ha spostato l’attenzione dall’ambito istituzionale all’attività dei partiti e dei movimenti: un approccio che consente alla curatrice e alle autrici, Fiorenza Taricone, Mimma De Leo, Annita Garibaldi Jallet, Tiziana Di Maio, di aprire la discussione su un campo di indagine finora trascurato: il contributo delle associazioni e dei gruppi di donne che a partire dal secondo dopoguerra si sono occupati in Italia di europeismo, dalle due organizzazione di massa, il CIF e l’UDI, al Consiglio nazionale donne italiane (CNDI), e poi ancora dalla sofferta vicenda della Commissione femminile del Consiglio italiano del movimento europeo all’esperienza di sconosciute ?artefici? dell’integrazione europea, come Lina Morino. La ricerca si avvale di documentazione in gran parte inedita e si propone di individuare nel progetto europeo, a connotazione prevalentemente maschile, una possibile ?variante di genere?: ?come e quanto? cioè l’impegno delle donne organizzate contribuì in Italia a costruire l’?entusiasmo europeista? che come scrive Pisa ?costituì il tratto distintivo del nostro mondo politico e sociale per decenni? (p. 10). Se l’accezione prevalentemente commerciale e finanziaria non sembra aver stimolato una vasta adesione delle donne al progetto europeo, d’altra parte non convincente neppure sotto il profilo ideale ? che fosse la prospettiva pacifista delle donne di sinistra, quella federalista-mondialista delle liberaldemocratiche, o per le cattoliche l’immagine della respublica christiana evocata da Pio XII ? lo scavo condotto dalle autrici nei percorsi di avvicinamento all’Europa delle diverse associazioni consente tuttavia di porre in luce aspetti interessanti, per un approfondimento del profilo delle associazioni stesse, e per il delinearsi di una politica delle donne italiane in ambito europeo, caratterizzata da percorsi, tempi e modalità di approccio differenti. Se ?il grande contributo delle donne organizzate alla costruzione dell’Europa unita? (p. 13) può essere individuato, pensando soprattutto all’apporto dell’UDI negli anni ’50-’60, nell’azione efficace volta ad ottenere un impegno dell’Europa nelle politiche sociali, né l’UDI sembra aver integrato nel tempo il progetto politico emancipatorio di cui era portatrice con una possibile e più ampia dimensione dei diritti e della cittadinanza delle donne in ambito europeo, né il CIF, il cui percorso verso l’Europa appare fino ad anni recenti assai discontinuo, è riuscito ad accogliere nel proprio profilo il progetto europeista. Nell’arco di tempo contemplato dai saggi, la periodizzazione ripercorre gli anni ’50 e ’60, per segnare poi come momento di svolta gli anni ’70, e cioè la campagna per le prime elezioni a suffragio universale del Parlamento europeo, ma anche il rinnovamento culturale prodotto dal femminismo: la discussione al Parlamento europeo del 1981, fondamentale per l’affermazione delle istanze delle donne nelle istituzioni europee, conclude idealmente il volume.

Anna Scattigno