Cerca

Benedetta Calandra – La memoria ostinata. HIJOS, i figli dei desaparecidos argentini – 2004

Benedetta Calandra
Roma, Carocci, pp. 221, euro 23,10

Anno di pubblicazione: 2004

La ricerca di Calandra sull’associazione HIJOS costituisce un contributo stimolante a quell’area ormai immensa relativa ai rapporti tra storia e memoria, tema cruciale per i paesi latinoamericani, nei quali il processo relativamente recente di democratizzazione della società si accompagna a uno sforzo, spesso lacerante e sempre doloroso, per l’individuazione delle responsabilità politiche, nonché per la messa a punto di complesse strategie di rielaborazione del passato prossimo. Gli HIJOS costituiscono un importante anello nella variegata geografia familiare e politica di resistenza alla dittatura negli anni dal 1976 al 1983, di denuncia e di infaticabile ricerca dei responsabili e degli scomparsi nel periodo successivo. Di quest’area fanno parte innanzitutto i due raggruppamenti delle Madres de Plaza de Mayo e delle Abuelas (costituitesi nel 1976), ai quali da poco si sommano gli Hermanos.
Gli HIJOS (Figli per l’identità e la giustizia contro l’oblio e il silenzio), che celebrano quest’anno il loro decennale, possono contare su diverse migliaia di militanti attivi anche fuori dai confini nazionali, con sezioni in tutta l’America latina, in Spagna, Francia e Italia. Si sono distinti in particolare per avere introdotto forme nuove di protesta politica nel panorama della mobilitazione contro i militari; la più nota è quella chiamata escrache, termine con cui si indica la denuncia pubblica di colpevoli ancora a piede libero ? attraverso cartelli posti nei pressi delle loro abitazioni e nei luoghi da quelli frequentati, grida ingiuriose fatte da gruppi che si staccano improvvisamente da un corteo e interrompono il ritmo della manifestazione con una velocissima azione di disturbo sonoro all’indirizzo dei colpevoli individuati. Versione contemporanea dello charivari d’ancien régime, ad essa gli HIJOS affiancano pubblicazioni, incontri nelle scuole e in altri luoghi pubblici, e iniziative apertamente provocatorie come quella, inaugurata nell’aprile 2005, di radersi completamente la testa e di lasciare i capelli presso le sedi dei tribunali ?perché non continuino a prenderci in giro? (in spagnolo ?tomar el pelo? significa letteralmente ?prendere i capelli?).
Come ha sostenuto Judith Filc in una delle migliori ricerche sull’argomento (Entre el parentesco y la familia. Familia y dictadura 1976-1983, Buenos Aires, 1997), caratteristica dell’esperienza argentina è la creazione di una rete di vincoli (di madri, nonne, figli, fratelli) che sono familiari e politici allo stesso tempo, straordinaria modalità di reagire all’invasione con cui lo Stato totalitario si impadronisce della sfera privata e dello spazio domestico: è questo infatti uno dei momenti fondanti del modello autoritario di nazione instaurato dalla giunta militare. Ed ecco che il lutto per la perdita di un parente ? pratica squisitamente privata ? acquista durante il regime militare i caratteri di una pratica pubblica.
Il libro di Calandra, ricco di testimonianze e accurato nella ricostruzione, si serve di materiali di provenienze assai varie; dalle interviste al cinema, alla storiografia sulla memoria e sulla Shoah.

Paola Di Cori