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Bruna Bianchi, Emilia Magnanini, Antonella Salomoni, (a cura di) – Culture della disobbedienza. Tolstoj e i duchobory. Con una raccolta di testi di Tolstoj e il carteggio con Verigin 1895-1910 – 2004

Bruna Bianchi, Emilia Magnanini, Antonella Salomoni, (a cura di)
Roma, Bulzoni, pp. 316, euro 21,00

Anno di pubblicazione: 2004

In un bel libro militante, Bruna Bianchi, Antonella Salomoni ed Emilia Magnanini offrono una riflessione su disobbedienza e antimilitarismo e rapporti tra individui, comunità, Stato e istituzioni, partendo da una vicenda che fece scalpore nell’Europa di fine Ottocento.
Il 29 giugno 1895 circa 1200 duchobory ? membri di una setta religiosa sorta in Russia all’inizio del ‘700 ? distrussero le armi che avevano in dotazione, rifiutando così il servizio militare diventato, dal 1887, un obbligo universale senza possibilità di obiezione di coscienza. Ne seguì una sanguinosa repressione. Lev Tolstoj fu tra i promotori di una campagna internazionale di sostegno ai duchobory, ottenendo infine che potessero emigrare (si stabilirono in Canada nel 1898-99).
Bruna Bianchi inserisce la vicenda dei duchobory nel contesto di quel periodo, quando s’affermò la coscrizione obbligatoria universale e negli ambienti socialisti, anarchici e pacifisti si aprì un dibattito sull’esercito, sugli scopi della guerra e sulla diffusione del militarismo nella società. La posizione di Tolstoj spicca per la sua radicalità. Lo scrittore russo, partendo dalle sue convinzioni religiose, sostiene che tutte le guerre ? anche le cosiddette ?guerre difensive? ? sono crimini, e i militari, qualunque mansione svolgano, sono assassini o complici. L’obiezione di coscienza al servizio militare è solo una delle forme di quel rifiuto che gli individui devono opporre alla violenza rappresentata dallo Stato, ovvero dall’?esercizio istituzionalizzato e continuato del potere che imprime in tutti i rapporti sociali il principio gerarchico, la negazione dell’uguaglianza tra gli uomini? (p. 29). Bianchi sottolinea che Tolstoj fu il primo a porre in modo così chiaro il problema della ?responsabilità dell’individuo nella società di massa? (p. 10) e a mostrare che l’?obbedienza all’autorità, abdicazione della ragione e della responsabilità, può essere all’origine della distruttività umana? (p. 67), anticipando così le teorie sullo Stato totalitario. Ne consegue che l’?obiezione di coscienza è [?] affermazione di libertà, opposizione radicale alla subordinazione, alla passività imposta dalla società moderna, è un atto rivoluzionario, una rivoluzione ?senza la presa della Bastiglia, ma dal potere distruttivo enorme? (p. 37).
Antonella Salomoni ricostruisce la storia dei duchobory e la figura di Pëtr Verigin, guida spirituale della comunità e corrispondente di Tolstoj dal 1895; quindi discute le posizioni etiche e politiche dello scrittore russo e dei ?tolstoiani?, in particolare il nodo dell’azione individuale e di quella collettiva, anche in confronto con il socialismo e l’anarchismo cristiano. Come già Bianchi, anche Salomoni restituisce la dimensione del concreto impegno politico di Tolstoj e dei ?tolstoiani?. Emilia Magnanini presenta le vicende dell’insediamento in Canada dei duchobory, i rapporti che si instaurarono con lo Stato ospitante e le conseguenze che ne derivarono per la comunità; quindi introduce ai temi del carteggio tra Tolstoj e Verigin, da lei stessa tradotto per la prima volta in italiano.

Filippo Benfante