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Bruna Donatelli (a cura di) – In viaggio verso l’Europa. Suggestioni, immagini e resoconti dagli scrittori dell’Ottocento – 2002

Bruna Donatelli (a cura di)
Roma, Bulzoni, pp. 196, euro 15,00

Anno di pubblicazione: 2002

Il volume, che raccoglie oltre all’Introduzione undici saggi, è il frutto di un convegno tenuto nel marzo 2001 presso il Dipartimento di Letterature comparate dell’Università di Roma Tre, all’interno di un progetto di ricerca dipartimentale “volto a riflettere sulla costruzione dell’identità europea colta nei vari momenti storici” (p. 9).
Senza ambire ad alcuna sistematicità né tantomeno esaustività, gli autori dei singoli contributi descrivono le esperienze di viaggio in paesi europei compiute da letterati (uomini e donne) prevalentemente nella prima metà dell’Ottocento, ovvero in quel periodo che, tra rivoluzione francese e rivoluzione industriale, ha scardinato gli assetti generali della vecchia Europa attraverso l’ingresso di nuovi soggetti politici, gli stati nazionali e l’avvento di una società di massa. Un periodo pertanto assolutamente cruciale anche per cogliere, come dice Donatelli, “un radicale cambiamento nella percezione dell’alterità e dell’idea di Europa” (ibid.), di cui questa intellighenzia in movimento è interprete privilegiata e testimone insostituibile per lo storico delle idee. Naturalmente, l’esperienza e il racconto del viaggio non è in sé sempre sufficiente a garantire un interesse nel senso suddetto e pertanto alcuni interventi risultano più pertinenti di altri, a seconda che il paese oggetto del viaggio o patria del viaggiatore sia “problematicamente” parte dell’Europa; che il viaggiatore abbia maturato una particolare consapevolezza del rapporto fra nazione ed Europa, fra Stato e nazione, fra patria e altre nazioni; che, infine, l’autore dell’intervento abbia deciso di sollecitare nel modo più idoneo i testi esaminati alla luce del problema del formarsi e del mutare dell’idea di Europa, ancorché inteso nel modo più ampio.
Fra i numerosi spunti offerti da questo volume, vorrei così quantomeno menzionare il tranquillo sentimento di appartenenza alla comunità europea della Russia di Karamzin, sulla base di quell’universalismo settecentesco che tanto ha contribuito all’edificazione di un’idea d’Europa e sulla base di una progressiva modernizzazione (altro elemento cardine) voltairianamente avviata con Pietro il Grande (Solivetti); la Grecia di Shelley e Byron che entra ed esce dall’Europa a seconda che si consideri il suo passato classico o il suo barbaro presente ottomano, e che come Stato nazione è pronta a diventare pedina dell’imperialismo (politico e culturale) britannico (Spandri); il “nazionalismo” conservatore e tradizionalista di matrice popolare in contrasto con l’omologazione interculturale a livello europeo innescata dalla società industriale, in relazione all’Andalusia e alla Spagna romantica dei viaggiatori (Assumma); la percezione del confine in Gottfried Keller e il sentimento conflittuale di doppia appartenenza, politica alla Confederazione elvetica e culturale alla nazione tedesca (Fiorentino); l’europeismo alla Guizot di Taine ancora unito a un orgoglioso senso di superiorità europea sulle altre aree di civiltà (Donatelli); la Spagna di De Amicis, pietra di paragone per cogliere i progressi del giovane Stato nazionale italiano e nazione appartenente a un Mediterraneo geografico e culturale sul quale l’Europa non ha ancora fatto breccia (Zagolin).

Luisa Azzolini