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Bruno Campanella, Raffaele Campanella – L’Organizzazione degli Stati Americani dalle origini ai giorni nostri – 2006

Bruno Campanella, Raffaele Campanella
Prefazione di Ludovico Incisa di Camerana, Bari, Cacucci, 220 pp., euro 25,00

Anno di pubblicazione: 2006

Il cuore narrativo del libro consiste in una cronaca accurata delle vicende dell’Organizzazione degli Stati Americani (OSA), sorta dopo la seconda guerra mondiale e che oggi raccoglie 35 Stati (o 34, data la sospensione di Cuba). All’inizio i membri erano le repubbliche dell’America Latina e gli Stati Uniti; a cominciare dagli anni Sessanta si sono aggiunti i nuovi Stati anglofoni dei Caraibi e il Canada. La storia dell’OSA è preceduta da quella del movimento panamericano che dalla fine dell’Ottocento in poi portò a una serie di conferenze interamericane e alla creazione dell’Unione panamericana; ed è accompagnata dalla storia di altri accordi regionali, dalla kennediana Alleanza per il progresso ai progetti di integrazione economica.Il volume contiene una serie di utili appendici. Manca un indice dei nomi e degli argomenti. Il cuore analitico ruota intorno a tre questioni strutturali, connesse fra loro. La prima è quella della egemonia statunitense, cioè della disparità di potere e interessi strategici fra gli Stati Uniti e il resto del continente, che ha creato continue tensioni, interventi di forza yankee e reazioni nazionaliste a sud del Rio Grande. Ciò ha fatto sì che nei momenti più drammatici della storia latino-americana, per esempio quello delle feroci dittature filo-statunitensi degli anni Settanta e Ottanta, chiaramente contrarie allo spirito e alla lettera della Carta dell’OSA, l’OSA stessa si sia trovata paralizzata e impotente, entrando in «un periodo di torpore».La seconda questione riguarda la frattura fra le concezioni statunitense e latino-americana del panamericanismo. Per gli Stati Uniti esso è stato uno strumento per promuovere la sicurezza continentale contro le minacce esterne, per garantirsi le spalle man mano che il paese acquisiva ruoli di potenza mondiale; a Washington l’OSA fu concepita come una alleanza anti-comunista simile ad altre degli anni della guerra fredda. Per l’America Latina, invece, il panamericanismo era uno strumento di sviluppo economico e sociale della regione; e l’OSA doveva essere integrata da una sorta di Piano Marshall, che venne troppo tardi e in maniera insufficiente (con l’Alleanza per il progresso, appunto). Solo in rari momenti le due concezioni si sono incontrate.La terza questione è accennata nelle conclusioni ed è quella della collocazione del subcontinente americano nella geografia dei conflitti storico-culturali del mondo. Gli autori ritengono che l’America Latina sia «il retroterra naturale tanto dell’Europa quanto degli Stati Uniti», e che con Stati Uniti e Europa debba contribuire, soprattutto ora che vive una rinascita democratica, alla formazione di un «triangolo occidentale» ? che sia «centro di irradiazione dei valori occidentali».

Arnaldo Testi