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Bruno Maida – Prigionieri della memoria. Storia di due stragi della Liberazione – 2002

Bruno Maida
Introduzione di Nicola Tranfaglia, Milano, Franco Angeli, pp. 223, euro18,00

Anno di pubblicazione: 2002

Questo volume occupa uno spazio positivamente eccentrico nella recente storiografia che si è occupata di stragi. Eccentrico innanzitutto per l’originalità dell’oggetto della ricerca: una doppia strage alle porte di Torino ? di sessantasette tra partigiani e civili trucidati dai tedeschi in ritirata il 29 aprile 1945 a Grugliasco, di ventinove militi della RSI uccisi il successivo 1° maggio a Collegno da sappisti locali e da civili ? legata dal filo della rappresaglia e della controrappresaglia. Eccentrico poi per la ricchezza dell’impianto metodologico e della strumentazione interpretativa, per il rigore del lavoro di scavo, condotto con pignola attenzione al particolare e alla cronologia dei fatti, senza perdere mai di vista il quadro generale.
La particolare collocazione diacronica e geografica dei fatti spiega l’originalità del caso: la zona è territorio di presenza partigiana e una delle vie della ritirata della Wehrmacht; la compressione temporale in cui i fatti hanno luogo salda la strage compiuta dai tedeschi con il clima da ?resa dei conti? dei giorni a cavallo della fine del conflitto. Un conflitto ? e tra i meriti di questo volume vi è quello di dimostrarlo inoppugnabilmente ? che non può finire da un momento all’altro, come se si trattasse di una resa sul campo dopo una battaglia campale. No, è un conflitto lungo, che si sviluppa nel quadro di una guerra totale (che dunque coinvolge pesantemente la popolazione civile) e di una guerra civile (di uno scontro fratricida tra membri di una stessa comunità stretti nella morsa dell’odio ideologico-politico). Quindi, un conflitto che non può dichiararsi concluso da un momento all’altro, che chiede vendetta, dove sangue chiama sangue: lo descriveva bene il Fenoglio di Una questione privata, nel dialogo a proposito del destino dei fascisti tra Milton e un contadino, che ripete ?tutti, tutti li dovete ammazzare, perché non uno di essi merita di meno [?] chi quel giorno non sarà sporco di sangue fino alle ascelle, non venitemi a dire che è un buon patriota?.
Nel volume emergono con nitidezza il nesso tra guerra civile e violenza, le contraddizioni e i limiti (l’impreparazione di certi comandanti, la difficoltà dei comandi generali di controllare le periferie, gli effetti di decisioni poco ponderate, quando peraltro il tempo di ponderare non v’era) del cosiddetto ?esercito partigiano?, il caos delle settimane poste a ridosso ? immediatamente prima e immediatamente dopo ? la fine delle ostilità tra eserciti regolari. Emergono inoltre i percorsi tortuosi della memoria: contro la riduzione a senso comune del ?paradigma Civitella?, cioè del caso di memoria divisa studiata da Giovanni Contini, qui si analizza la complessità di un caso di memoria indivisa, una memoria silenziosa, uniforme, autodifensiva, ?opprimente proprio perché pacificatrice, perché si riconosce nel suo rovescio, in un oblio che tuttavia non è il risultato di una selezione e di un conflitto pubblico e condiviso, bensì sotterranea accettazione di una condizione di atarassia? (p. 24).

Luca Baldissara