Cerca

Bruno Ziglioli – La mina vagante. Il disastro di Seveso e la solidarietà nazionale – 2010

Bruno Ziglioli
Milano, FrancoAngeli, 206 pp., € 25,00

Anno di pubblicazione: 2010

L’incidente avvenuto all’Icmesa di Seveso il 10 luglio 1976, la fuoriuscita di diossina e i fatti conseguenti rappresentano uno degli eventi caratterizzanti il ‘900 italiano. Su di esso molto si è scritto a livello giornalistico e scientifico, ma assai di meno a livello di ricostruzione storiografica. A ciò cerca meritoriamente di ovviare Bruno Ziglioli con La mina vagante, sua più che positiva opera prima. Dopo un’ampia apertura contestualizzatrice, Ziglioli illustra il dibattito avvenuto in seno alla Commissione parlamentare di inchiesta sull’incidente dell’Icmesa, istituita con la Legge 16 giugno 1977, n. 357. Con metodo e puntiglio, egli ricostruisce l’evento e, contemporaneamente, fornisce uno spaccato delle articolazioni politico-istituzionali della nostra Repubblica. In fase conoscitiva, l’attività dei trenta commissari parlamentari accertò la frammentazione delle competenze in merito alla salvaguardia dell’ambiente e dei lavoratori della fabbrica, ripartite tra una serie di enti che non comunicavano tra loro e che, di fatto, autocondannavano lo Stato all’inazione. Oltre a questo, le deposizioni dei rappresentanti sindacali dell’Icmesa aprirono uno squarcio sulle drammatiche condizioni dei lavoratori della fabbrica sevesana, e nel complesso la prima fase dell’attività della Commissione delineò il ritratto di un paese sgovernato. Nella fase inquirente, il lavoro condotto dai commissari accentuò questo quadro, e l’analisi di Ziglioli ci restituisce l’idea di un vero e proprio capitalismo di rapina praticato dai vertici della fabbrica ai danni dell’equilibrio ambientale e di ogni norma di convivenza civile.Gran parte dei lavori della Commissione parlamentare si svolse in apparente armonia tra le componenti politiche che la costituivano (l’intero arco parlamentare a eccezione di radicali e demoproletari). Tuttavia, l’a. mostra come tale unità fosse scalfita da chi aveva una visione organicista della solidarietà nazionale (Pci e parte progressista della Dc) e tentava quindi di risolvere le questioni attraverso una defatigante opera di mediazione, e chi invece aveva una visione conflittuale delle dinamiche politiche dell’epoca (le ali estreme: la destra Dc e i partiti esclusi dalla Commissione, Dp e radicali) che invece puntavano a far saltare l’avvicinamento tra i due più grandi partiti del paese. In merito alle vicende dell’aborto consentito alle gestanti delle zone prossime all’Icmesa, sulla scelta del metodo di decontaminazione nonché sulle responsabilità politiche dell’evento (la Regione Lombardia e i comuni di Meda e Seveso erano amministrati dalla Dc, la Provincia di Milano era guidata da un comunista) tali divisioni furono marcate. Il rapimento di Aldo Moro smussò almeno in parte la vena conflittuale della destra democristiana in seno alla Commissione, ma accese quella dei socialisti. L’elaborazione e la stesura della Relazione finale furono per questo esposte a vari equilibrismi tattici, i quali portarono a un risultato che Ziglioli ritiene venato da un’eccessiva tendenza al compromesso. Una pagina di storia che illustra le vicende di quel paese mancato chiamato Italia.

Saverio Luzzi