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Carlo Brambilla – Affari di banche. Banche universali in Italia in prospettiva comparata, 1860-1914 – 2010

Carlo Brambilla
Pisa, Plus, 236 pp., € 20,00

Anno di pubblicazione: 2010

Il volume di Carlo Brambilla ripercorre l’evoluzione finanziaria che accompagnò la seconda «rivoluzione industriale». La seconda metà del XIX secolo fu infatti caratterizzata dalla crescita economica di alcuni paesi e, soprattutto, dallo sviluppo delle reti ferroviarie e di nuovi settori industriali ad alta intensità tecnologica. Questa crescita sarebbe stata impossibile senza l’azione di intermediari finanziari di nuova generazione e di mercati di capitali, che si sviluppavano anche grazie all’azione del settore creditizio. I decenni finali del XIX secolo conobbero di fatto la trasformazione delle vecchie case bancarie in istituti di credito per azioni, che generarono nuovi strumenti di finanziamento e di organizzazione aziendale.L’a. rifacendosi al dibattito sul rapporto tra sviluppo finanziario e crescita economica, si concentra sull’evoluzione del sistema finanziario in Francia, Germania e Italia a partire dalla metà del XIX secolo. Tuttavia, partendo dalla discussione sul modello di banca d’investimento comparso in Francia a metà ‘800, Brambilla descrive come ad un tipo di istituzione finanziaria despecializzata, si accostò nell’arco di sessant’anni una serie di forme differenti di banche specializzate. Ossia, che da una haute banque europea formata dai circoli finanziari cosmopoliti derivò un ventaglio di diversi modelli di intermediari creditizi despecializzati.La verifica delle ipotesi sull’evoluzione dei grandi istituti di credito continentali è affidata ad un approccio quantitativo basato sulla raccolta dei dati contabili di 15 istituti: sei francesi, cinque tedeschi e quattro italiani. I bilanci, riclassificati e riordinati in modo da renderli più omogenei, hanno fornito i dati dai quali sono stati calcolati gli indici finanziari impiegati attraverso il metodo statistico cluster analysis, un procedimento originale che ha permesso di stabilire differenze e analogie tra unità statistiche (le banche).Brambilla fa emergere da questa descrizione di lungo periodo il delinearsi di vari modelli di banca. A partire dagli anni ’70 del XIX secolo, al Crédit Mobilier, l’archetipo delle grandi banche, si affiancano altri intermediari che sviluppano forme di organizzazione funzionale diverse rispetto al primo. Alcuni istituti francesi diventarono banche di deposito e sconto, mentre le grandi banche tedesche ed italiane, ma anche la transalpina Paribas, svilupparono una organizzazione funzionale despecializzata. Prima della grande guerra invece, mentre un gruppo di banche francesi si specializza nell’attività di deposito, emergono due tipi di banca universale: il modello italiano e quello più eterogeneo delle istituzioni finanziarie tedesche e di alcune francesi. In conclusione, non vi sono tendenze verso una specializzazione del credito in nessuno dei tre paesi; né alcuna convergenza tra le grandi banche italiane e quelle tedesche in età giolittiana. Un risultato nuovo che si contrappone alla classica interpretazione storiografica del passaggio di know how bancario dalla banca universale tedesca a quella italiana.

Pasquale Cuomo