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Carlo Galeotti – Achille Starace e il vademecum dello stile fascista – 2000

Carlo Galeotti
Rubbettino, Soveria Mannelli

Anno di pubblicazione: 2000

“In questi giorni, nelle cronache, si è fatto largo uso del verbo ‘insediarsi’, si è scritto abbondantemente di ‘insediamenti’ e simili. Leggendo, si affaccia alla nostra mente, sia pure per assonanza, la sedia, o peggio la poltrona che il Fascismo nettamente respinge, quanto la tendenza alla vita comoda, dalla quale, fatalmente, si precipita nella stasi. Che un gerarca, una commissione debbano, come primo loro atto, dare l’impressione di mettersi a sedere, proprio no”. Così, nel Foglio di disposizioni n. 355 del 4 febbraio 1935, sentenziava il segretario del Pnf, Achille Starace. Questa e altre amenità sono contenute nel Vademecum dello stile fascista, curato nel 1939 da Asvero Gravelli, che raccolse in volume una serie di disposizioni impartite da Starace durante la sua lunga segreteria, dal ’31 al ’39. La prima impressione è quella di trovarsi di fronte a una retorica vuota, e persino ridicola. Ma classificare questi documenti solo sotto la categoria del grottesco sarebbe riduttivo; ché essi testimoniano la volontà del fascismo di permeare di sé ogni aspetto della vita pubblica, e persino di quella privata, mirando, attraverso le questioni di stile, a mutare la mentalità e financo l’animo degli italiani. Questo Vademecum, in sostanza, può essere letto da un lato come indicatore della pulsione totalitaria del fascismo, tutt’altro che pago del conformismo sociale e desideroso di conquistare il sacrario delle coscienze; dall’altro, come prova dell’indubbia goffaggine di una parte almeno degli strumenti adottati per conseguire l’obiettivo. Una cosa è certa: Starace fu il capro espiatorio di una linea voluta da Mussolini, che non a caso, mostrando le bozze del Vademecum a Bottai, il 7 novembre 1939, ebbe a dichiarare: “Starace è andato controcorrente nelle questioni di stile. Eppure quest’è un lato della sua opera che rimane”.
Il Vademecum testimonia tutto questo. Vi si trovano brani che fanno sorridere, che fanno sorridere e rabbrividire, che fanno solo rabbrividire. Alla prima categoria appartiene il seguente: “È fatto assoluto divieto di portare il collo della camicia nera inamidato” (p. 7). Alla seconda categoria il seguente: “Ho già detto con Foglio di Disposizioni, n. 1183, dell’8 novembre XVII, come il nuovo costume, creato dal Fascismo, abbia eliminato tutte le manifestazioni ufficiali tipicamente borghesi, con le quali in altri tempi si rendeva omaggio all’alba del primo gennaio. Sui Fascisti il sorgere o il calar del sole non esercitano un fascino particolare in questo giorno, perché il suo significato non è superiore a quello degli altri 364 giorni dell’anno fascista, cioè di quel ciclo costruttivo che s’inizia il 29 ottobre per concludersi il 28 ottobre successivo” (pp. 110-111). E infine, fa solo rabbrividire: “Vieto ai Fascisti di inoltrare raccomandazioni di qualsiasi genere a favore di giudei. Avverto fin da ora che prenderò il provvedimento del ritiro della tessera a carico di coloro che contravverranno a questo mio preciso ordine, e ne pubblicherò i nomi sul Foglio di Disposizioni” (p. 119).

Paolo Nello