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Carlo Vallauri – Soldati. Le forze armate italiane dall’armistizio alla Liberazione – 2003

Carlo Vallauri
Torino, Utet, pp. 492, euro 24,50

Anno di pubblicazione: 2003

Il volume si apre con in exergo un brano de La guerra di Piero di Fabrizio De André. Il lungo testo che segue, però, appare tutt’altro che improntato a sentimenti antimilitaristi. Anzi, il volume pare improntato ad una forte rivendicazione del ruolo giocato dalle forze armate ricostituite e dai militari dopo l’8 settembre nella guerra di Liberazione.
Si tratta di un volume che doveva essere in preparazione certamente da tempo e che si presenta come una distesa narrazione di fatti e vicende. Certo la sua uscita è però parsa singolarmente consentanea con la vasta e meritoria azione che il presidente Carlo Azeglio Ciampi è andato mettendo negli ultimi anni alla base della sua rivisitazione e presentazione della Resistenza e della guerra di Liberazione come fondamento della Repubblica italiana.
L’impostazione è ampia e tenderebbe ad essere onnicomprensiva: in 30 svelti capitoletti si passa dall’8 settembre alla (mancata) difesa di Roma, da Cefalonia a Corfù, dalla decomposizione delle forze armate nei Balcani alla deportazione dei soldati italiani da parte nazista e della loro trasformazione in internati militari italiani (dal 1943 al 1945). Ci sono poi tanto i militari nella Resistenza al Centro-Nord quanto i militari delle ricostituite forze armate del Regno del Sud: dal primo raggruppamento motorizzato al Corpo italiano di Liberazione ai gruppi di combattimento. C’è insomma tutto: forse troppo, qualche scelta avrebbe giovato. A ciò si aggiunge che nel suo lavoro di sintesi l’autore si basa su un’ampia bibliografia: ma non cita i lavori più recenti e critici, finendo per basarsi su ricostruzioni di storia militare assai tradizionali e quasi tutte di provenienza ufficiale. Ciò riduce il suo apporto critico. È semmai singolare che spesso egli deprechi che, a suo dire, troppo poco si sarebbe scritto e parlato di queste vicende: ma la sua ricostruzione riprende da una bibliografia già esistente? Le basi documentarie a cui si rifà finiscono per condizionarlo anche nei giudizi. Non è forse un caso, ad esempio, se molti sono gli aggettivi di incondizionata ammirazione per queste vicende militari, se scarse siano le quantificazioni e le cifre: esse lo avrebbero portato forse ad una maggiore valutazione del plebiscito individuale antifascista dei militari nei campi di internamento in Germania e sulle montagne delle bande dei ?ribelli?, e ad un parallelo ridimensionamento dell’apporto istituzionale degli eserciti ricostituiti al Sud.
In conclusione, al di là di ogni buona intenzione e di ogni contestazione delle tesi sulla ?morte della patria?, l’impostazione e lo spirito del volume sono più apprezzabili del risultato concreto. Soprattutto, il lettore esperto è infastidito da una quantità di errori, frantendimenti, incomprensioni degli aspetti e dei termini più strettamente militari: che, per un volume intitolato Soldati, non è un difetto secondario.

Nicola Labanca