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Carlotta Latini – Cittadini e nemici. Giustizia militare e giustizia penale in Italia tra Otto e Novecento – 2010

Carlotta Latini
Firenze, Le Monnier, 360 pp., € 25,00

Anno di pubblicazione: 2010

Il libro di Carlotta Latini s’inserisce in un filone di studi, quello che indaga «il nodo irrisolto dei rapporti tra il penale comune e quello militare […] svelando la precarietà dell’equilibrio su cui la civiltà liberale aveva poggiato» (p. 1), ormai consolidato e tutto sommato ricco, soprattutto in rapporto alla più generale scarsezza d’indagini sulla giustizia militare italiana in tempo di pace. S’investiga, in altre parole, quell’inestricabile nesso che nell’esperienza giuridica italiana lega concetti in teoria assai diversi come specialità, eccezionalità e straordinarietà, evidenziando come il sistematico ricorso a codici e tribunali marziali a tutela dell’ordine costituito contribuisca sin dai primi anni post-napoleonici a favorire l’osmosi tra giustizia ordinaria e militare, e ad alimentare attorno a quest’ultima accese discussioni.Più che l’originalità del tema, i maggiori meriti del volume risiedono dunque nella prospettiva e nell’ampiezza dell’arco temporale preso in esame. L’a. guarda infatti alla nascita di un sistema giuridico che considera, al pari di altri noti studiosi (Luciano Violante, Giovanna Procacci, ecc.), caratterizzato in primo luogo dalla sua politicità e che perciò «ha influito sul penale comune, processuale e sostanziale, e direttamente sulla società civile» (p. 2), ma lo fa sul medio-lungo periodo e con gli occhi dello storico del diritto. Non più i soli anni del brigantaggio, l’era crispino-giolittiana o la congiuntura bellica del ’15-18, già oggetto di approfondimenti monografici, ma un lungo ‘800 che lega in un unico discorso tutte queste concitate fasi della storia nazionale con un passato preunitario ritenuto dall’a. prodromo imprescindibile della concezione italiana della giustizia militare. Parallelamente, Latini propone non un’analisi centrata pressoché esclusivamente sui testi di legge, sulle circolari ministeriali, sulla stampa quotidiana e sulle carte parlamentari, ma un’indagine che pone al centro la coeva produzione scientifica e pamphlettistica sui temi della giustizia con le stellette (particolare attenzione è dedicata agli interventi di Buccellati, Vismara, ecc.) ed è così capace d’illuminare alcuni decisivi aspetti tecnico-giuridici della questione, senza per questo indugiare però oltremisura in tecnicismi.Ne viene fuori un’analisi della genesi e dell’affermazione d’istituti, procedure e codici che, pur priva di riferimenti al sempre vivace dibattito interno al mondo militare, rende bene conto delle difficoltà che la dottrina ha nel costituzionalizzare il diritto marziale, nel fondare giuridicamente il sempre più frequente ricorso allo stato d’assedio e finanche nel giustificare l’esistenza stessa di tribunali ad hoc per i militari; difficoltà che danno qui l’idea di essere lette come il sintomo di un Sonderweg italiano quasi teleologicamente culminato con la legislazione fascista, ma che una più spiccata dimensione comparativa ed una maggiore attenzione alle concrete prassi giudiziarie in tempo di pace avrebbero forse contribuito a ridimensionare, almeno in parte.

Marco Rovinello