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Carlotta Sorba (a cura di) – Scene di fine Ottocento. L’Italia di fin de siècle a teatro – 2004

Carlotta Sorba (a cura di)
Roma, Carocci, pp. 248, euro 20,60

Anno di pubblicazione: 2004

Sebbene non facile da costruire documentariamente (e infatti non sempre realizzato in modo compiuto), il taglio prescelto da questo volume collettivo non è la tradizionale storia letteraria del teatro ma una storia del teatro inteso, alla lettera, come performance. Un evento effimero per definizione, dunque, al cui interno si confrontano e si rispecchiano, da una parte, quel ?frammento di società? che è il pubblico e, dall’altra, la professionale messa in scena di immagini della realtà politica e privata. Introducendo il volume, Carlotta Sorba è attenta a spiegare il senso ? e le potenzialità interpretative ? di un vero e proprio campo semiologico e antropologico, attraverso il quale è possibile avere il polso non soltanto di una specifica platea (e quale sensibile, o ipersensibile, platea è quella italiana!), ma anche delle trasformazioni culturali e materiali dell’intero paese. Trasformazioni intense, nel caso dell’Italia fin de siècle. Ad inizio Novecento, ricorda la Sorba, i teatri risultano oltre il doppio rispetto a quarant’anni prima, il pubblico appare più articolato oltre che più numeroso, stanno emergendo nuovi luoghi di spettacolo come i politeama e i caffè-concerto, e si moltiplicano frattanto le scuole di musica, la stampa periodica specializzata, le professioni e i mestieri legati al settore. Una simile svolta, che altrove in Europa ha avuto già modo di consumarsi, investe massicciamente quel teatro italiano, ricco di passioni romantiche e memorie risorgimentali, il quale appare collocarsi ? non senza qualche contraddizione e incertezza ? tra il riferimento allo Stato e gli stimoli del mercato, la cultura alta e le spinte di linguaggi più commerciali e popolari, la nuova commedia borghese e quell’incontentabile professionista della ?musica d’arte? (contrapposta alla musica popolare) che è Arturo Toscanini, gli amanti politicizzati del Cristo di Giovanni Bovio e il più compassato ? se non perplesso ? pubblico della Casa di bambola e degli Spettri ibseniani.
Il volume, che nelle intenzioni della curatrice vuol essere un primo test di ricerca della complessa materia, riesce effettivamente a mostrarne la ricchezza analitica e, dati gli intrecci tematici di cui s’è detto, le potenzialità ermeneutiche. Dalle pagine di Marco Santoro, di Francesca Socrate, di Simona Urso e degli altri autori, emergono le sottili trame colte, i rapporti economici di grana grossa, le tensioni sociali e politiche, persino i cortocircuiti personali e caratteriali che legano tra loro i molti e differenti protagonisti dell’impresa culturale. Un universo di professioni intellettuali e mercantili che (a fine Ottocento, alle soglie della società di massa) si avvia ad occupare una posizione centrale nel discorso pubblico.

Paolo Macry