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Catherine Merridale – I soldati di Stalin. Vita e morte nell’Armata Rossa, 1939-1945 – 2007

Catherine Merridale
Milano, Mondadori, 432 pp., Euro 20,00 (ed. or. London, 2005)

Anno di pubblicazione: 2007

Per tre generazioni di russi, la guerra di liberazione anti-tedesca (1941-1945) è stato l’evento nazionale più importante dello scorso secolo, una matrice identitaria e l’unico contributo veramente indiscutibile da essi dato al progresso umano nel periodo comunista. Su questo dato psicologico ha speculato la tradizione ufficiale sovietica, formatasi sotto Stalin, rilanciata sotto Bre?nev e, nella Russia attuale, da Putin. Essa ha ipostatizzato la guerra e la vittoria in un simbolo eterno di trionfo e di eroismo, di indicibili sofferenze per i soldati e per la popolazione, patite per mano dell’invasore, di indissolubile legame tra i soldati e i civili protagonisti di quella vicenda e la gloria della Patria e dello Stato russi: un esempio estremo di uso pubblico della storia, dove la dimensione esistenziale era annullata nell’epopea collettiva. La tradizione ufficiale continua a nascondere intenzionalmente la natura reale di gran parte di quelle sofferenze e di quell’eroismo e delle circostanze nelle quali ebbero luogo. Della «grande guerra patriottica» essa ha dato una versione edulcorata, politicamente corretta sui canoni del «patriottismo socialista», sacralizzata dalla stessa spaventosa quantità dei sacrifici umani richiesti. Da essa era cancellata la sconcertante e, talvolta, non edificante quantità dei modi in cui i soldati sovietici cercarono di sopravvivere e di vincere, e con essi le famiglie rimaste nelle retrovie; nonché la scarsa considerazione in cui il regime tenne i costi umani da pagare per la resistenza e la vittoria sul nemico. Al procedere dello scavo di Merridale nella memorialistica, nei rapporti di intelligence sovietici e tedeschi, nella corrispondenza dei soldati, conservata negli archivi militari ex sovietici, la luce abbagliante dell’irrealistico affresco celebrativo ufficiale viene man mano offuscata dalle ombre che prendono a diffondersi a partire da punti neri, a prima vista quasi invisibili sullo sfondo. Sono, in parte, le grandi ombre proprie dell’esperienza umana in ogni guerra ma ingrandite e ispessite dalla spaventosa dimensione di quel particolare conflitto. Ombre si levano anche dalle particolari condizioni politiche, sociali e propriamente militari create dal regime stalinista e dal contrasto tra l’ethos, l’ideologia e la propaganda ufficiali e la reale esperienza che gli uomini e le donne russi fecero allora della vita, della morte e dei rapporti interpersonali, in un lungo periodo di acuta emergenza e di stress. Dopo la lettura, la vicenda della formazione dei requisiti materiali e morali della vittoria dell’URSS appare ancora grandiosa ma anche singolarmente amara e, soprattutto, sconcertante. Alla domanda del perché l’esercito russo all’inizio cedette dinanzi a Napoleone, e poi decise di resistere, alla fine di Guerra e pace Tolstoj rispose, come è noto, accennando ai disegni imperscrutabili della Provvidenza. La risposta di Merridale è più sfaccettata e inquietante. Un libro notevole, scritto da una storica di grande sensibilità, «simpatia» e finezza di espressione.

Francesco Benvenuti