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Catia Sonetti – Una morte irriverente. La Società di Cremazione e l’anticlericalismo a Livorno – 2007

Catia Sonetti
Bologna, il Mulino, 190 pp., Euro 22,00

Anno di pubblicazione: 2007

La storia di una città – una città molto particolare – riflessa nella vita di un’associazione – il più antico sodalizio culturale e politico oggi esistente a Livorno – attraverso il ricorso a un’ampia gamma di fonti, comprese centinaia di lapidi cinerarie, dai significati a volte ironici, spesso militanti. È questo l’impianto del pregevole lavoro di Sonetti, insegnante e dottoranda con all’attivo alcuni lavori sulla storia dei partiti e dei movimenti politici in Toscana, che arricchisce la serie degli studi apparsi negli ultimi anni sull’associazionismo cremazionista in Italia analizzando la vita dalla Società di Cremazione livornese. L’a. passa al vaglio, dal 1882 agli anni ’60 del ‘900, i componenti del nucleo dirigente, dalla consueta, spiccata presenza massonica iniziale, poi diluita da innesti di matrice repubblicana, socialista, radicale e infine comunista; le svolte interne, con i conflitti che portarono alla rottura e allo sdoppiamento del sodalizio; la variegata ritualità a cui esso diede origine, come la questua pubblica, curioso rovesciamento del significato simbolico di un’antica pratica cristiana; il numero e la tipologia dei cremati, dalla netta e atipica caratterizzazione proletaria, tra cui spiccano i lavoratori portuali. La forte identità di gruppo e i radicati comportamenti sovversivi di questi ultimi spiegano in parte la loro scelta di aderire in massa all’esperienza cremazionista e, per contro, anche la ridotta presenza di quei ceti medi illuminati che nelle altre città italiane costituirono lo zoccolo duro di questa pratica, ma che a Livorno preferirono non confondersi con individui socialmente inferiori e politicamente pericolosi. Ed è proprio l’inconsueto tratto non elitario a rendere particolarmente interessante la vicenda della Socrem, non solo per l’intreccio con altre forme organizzative e per il significato libertario e persino ribellistico dell’adozione di una ritualità funebre anticonformista, ma anche per le componenti ideologiche e i riferimenti culturali che la ricerca di Sonetti permette di intravedere nella vita di individui solitamente senza storia, il cui orientamento politico trova invece testimonianza grazie alla decisione di manifestare nell’estremo passaggio la propria «diversità», variamente connotata. Se in epoca liberale le esequie dei soci erano l’occasione per mettere in scena un altro cerimoniale rispetto a quello proposto dallo Stato e dalla Chiesa e compiere un’azione di propaganda laica e anticlericale, durante il ventennio fascista le cerimonie dell’estremo saluto rappresentarono la rara possibilità di esprimere un’opposizione «esistenziale» al regime, di fatto una vera e propria manifestazione politica che venne difesa strenuamente dagli aderenti al sodalizio.

Silvano Montaldo