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Grande impresa e sviluppo italiano. Studi per i cento anni della Fiat – 1999

Cesare Annibaldi e Giuseppe Berta
il Mulino, Bologna

Anno di pubblicazione: 1999

L’opera consta di tredici saggi di vari studiosi, per lo più storici – ma anche sociologi ed economisti – che, senza voler essere esaurienti, presentano molti spunti di indubbio interesse. È attraversata da alcuni fili tematici che contribuiscono a darle una certa unitarietà e ne aumentano il valore. La Fiat, tramite per cui il fordismo entra nel nostro paese, nasce come esperienza fortemente innovativa ed eccezionale, per dimensioni, organizzazione produttiva, mercato. Diversa dal panorama usuale della industria nazionale (cfr. Jocteau sulla nobiltà, Rugafiori sugli imprenditori), finisce per incarnare nell’immaginario collettivo l’idea stessa di grande industria in Italia, con vantaggi e svantaggi: si pensi alla conflittualità operaia negli anni ’60 e ’70, ed alla sovraesposizione di immagine (Galli della Loggia). Più autori ne identificano le origini nella politica industriale dei manager aziendali dagli anni ’20 in poi, improntata a forte autocrazia nelle relazioni industriali e nella organizzazione interna e alla scelta, estremizzata da Valletta, di concentrare la quasi totalità della produzione in Piemonte, con crescenti squilibri sociali e diseconomie, evidenti nel corso dei difficili anni ’70. Centrale in questa ricostruzione è il lungo saggio di Bonazzi, quasi monografia a sé stante, sulla ricerca sociologica dedicata alla Fiat tra 1955 e 1998, studi per lo più di natura militante, con limiti scientifici gravissimi, ma che rivisti oggi si prestano ad una reinterpretazione deideologizzata della condizione operaia ed a una sorprendente lettura della rappresentazione della Fiat nell’immaginario politico. Parziale decentramento della produzione al sud, apertura internazionale, partecipazione nelle relazioni industriali, portano la Fiat a superare le strozzature allo sviluppo evidenziatesi negli anni ’70. L’immagine tende a divenire quella d’una grande impresa multinazionale, con molteplici localizzazioni territoriali in Italia e all’estero. (Franzini e Giunta su Grande impresa e Mezzogiorno e Mariotti e Treves su La presenza della FIAT nel Mezzogiorno). Nell’Introduzione Berta e Annibaldi rivendicano la moralità della grande industria, in polemica con i teorici della piccola, che spesso, forzando, ne hanno sostenuto la superiorità civile e morale. Secondo numerosi saggi presente e futuro dell’industria italiana sembrano invece disegnati sul coesistere ed integrarsi di entrambe le dimensioni. Viene da chiedersi se i processi di delocalizzazione della produzione in atto, i nuovi metodi di organizzazione del lavoro non finiscano per disperdere quella “moralità”, legata al sistema fordista, ormai quasi tramontato. Molti aspetti della storia aziendale non sono trattati, se non incidentalmente, a volte sono punti scomodi, come il nodo dei rapporti fra l’azienda e gli incentivi pubblici nel secondo dopoguerra, ma sarebbe presunzione voler ridurre in due soli volumi una storia secolare e complessa, così profondamente intrecciata con la storia del nostro paese.

Alessandro Polsi